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La medicina popolare di Cava de' Tirreni: rimedi e pozioni curative contro i malanni

Inserito da (redazioneip), domenica 29 aprile 2018 12:21:51

Nei secoli scorsi, Cava de' Tirreni era piena dei cosiddetti "mmerechiss" o "santoni", che cercavano con metodi rudimentali di guarire i malati.

Conosciuti in tutta la città, questi personaggi godevano di ampia fiducia nel popolo, che si sottometteva alle loro pratiche, dalle più banali alle più strazianti, con una certezza di guarigione che era addirittura sconcertante. Questi "medici popolari" si avvalevano di erbe usate fin dall'antichità e recitavano cantilene. Erano disseminati in tutti i villaggi della valle metelliana, ed avevano dei clienti anche fuori piazza.

Una fattucchiera ed indovina si poteva trovare nei pressi del palazzo Avallone, svelava il futuro con carte tarocchi, ed aveva una tariffa molto elevata. All'epitaffio, operava un'autentica megera, con una corporatura monumentale, pontificava dall'alto di un seggiolone, distribuendo ad innamorati delusi, commercianti in dissesto, ammalati cronici, erbe, corone, polverine. Nella zona di San Lorenzo di Cava de' Tirreni i pazienti accorrevano da "Gaetano d'Arilia" che nel levare le fatture era insuperabile: un autentico taumaturgo.

Ma quali farmaci, materie, rimedi, utilizzavano questi personaggi di Cava de' Tirreni?

Anzitutto olio, poi la ruta, l'erba parietale, la menta, l'aglio, il sedano, il lauro.

Quali erano poi i ferri del mestiere, gli strumenti che usavano?

La chiave mascolina, l'ago, le forbici per capelli, lucerne e pentolini di crea, alcune volte anche la coda del gatto, i capelli, i carboni.

Purtroppo le maggiori vittime della medicina popolare erano i bambini.

I magici intrugli che preparavano, richiedevano sempre la presenza della "ruta", erba usata fin dall'antichità egiziana, greca e romana. Se qualcuno aveva mal di denti, e non si poteva tirare il dente cariato, si applicava sul dente malato un intruglio di cipolla e alcool, con conseguenze disastrose. La patata era utilizzata per curare le scottature, come anche l'aglio. La prima si poneva grattugiata sulla parte scottante mentre l'aglio si faceva accostare alle narici.

E gli orzaioli come si curavano? Facendo accostare alla palpebra una grossa corda di pozzo.

(fonte: Cavastorie.eu)

Fonte: Il Portico

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