Tu sei qui: Storia e StorieLa saggezza di un popolo (16Bis)
Inserito da (Admin), lunedì 9 dicembre 2013 17:25:43
di Antonio Schiavo
Se uno ci pensa, nel nostro parlare e tra i nostri modi di dire c'è qualche stranezza, cha fa sorridere.
Se, ad esempio, un ravellese dice: "è gghiuto ‘a parte de vascio" vuol significare che qualcuno sta partendo per Amalfi o Maiori. Ci si aspetterebbe, quindi, che se dicesse "se n'è gghiuto a parte de coppa" sempre quel qualcuno si appresti ad andare a Tramonti o ad Agerola.
E invece no, si parla di uno che ha quanto meno superato il Lazio, se non addirittura la Toscana !
Bizzarro, vero?
Il tutto, però, fa parte di una semantica consolidata ed entrata a far parte del nostro DNA psico-razionale che, in fin dei conti, rappresenta quell'altra parte del patrimonio immateriale che, con questa rubrica, stiamo tentando di portare allo scoperto ed offrirlo (nei limiti delle nostre capacità) intatto alle nuove generazioni.
Ecco l'ultima puntata del 2013 con l'augurio, si vo' Dio, di reincontrarci nel nuovo anno.
Quanno ce stanno tanti galle a cantà, nun fa maje juorno:
Le decisioni vanno prese in pochi, meglio se in numero dispari inferiore a tre.
Come faje ‘o lietto accussì te cucche:
Ognuno è artefice della propria fortuna
Tirà ‘o carro p'a scesa:
Fare una fatica solo apparente di cui, magari, ci si vanta in maniera spropositata
Core appiso, musso a riso:
Uom contento, Iddio l'aiuta. Altro significato è quello che è meglio non dar ad intendere che si è tristi.
E'gghiuto a cagnà l'acqua all'aulive:
E' assente ingiustificato. Non si è presentato o è mancato ad un appuntamento per motivi futili.
S'è fatto russo ‘ncoppa a noce d'o' cuollo:
Non si nemmeno mortificato per una malefatta. E'un impunito
Chello che pe te nun vuò, pe ll'ate nun sia:
Non fare agli altri quello che non vuoi sia fatto a te.
Tene ‘o core d'int' o zucchero:
E'felice e lo fa capire. Si dice, normalmente di una mamma che rivede un suo figlio e di fidanzati che si reincontrano dopo un distacco più o meno lungo.
Si d'int'a casa mia chiove, d'int'a chella de ll'ate va a troscela:
Al peggio non c'è mai fine. E'un modo per rincuorarsi o, in alcuni casi, per autoassolversi col classico"mal comune, mezzo gaudio"
Muorto no,ma porta porta sì:
Non ti auguro il peggio ma qualcosa di estremamente brutto,auspicando per te una vita di stenti.
Mangiate grazie de Dio e cacate riavule:
Si dice di chi ha un imbarazzo intestinale olfattivamente percepibile
C'è gghiuto ‘o grasso n'ganne:
Si è arricchito oltremodo e non ha più voglia di impegnarsi
Sta chiù arreta d'a cola d'o ciuccio:
E' irrimediabilmente inconcludente o ignorante
Quanno stai ‘mbriaco tutte te vonno da à bevere
E' favorito sovente chi non ne ha bisogno. Ci sono momenti della vita in cui si riceve più del necessario, anche senza chiederlo.
(continua)
Fonte: Il Vescovado
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