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Territorio e Ambiente

I De La Soul in esclusiva su ilPortico.it

Inserito da L'inviato Alex Giordano (admin), giovedì 16 giugno 2005 00:00:00

La festa di accoglienza per artisti e stampa è stata davvero interessante. Nella cult disco RazzMattazz di Barcelona le videoperformance dei venezuelani No Domain in parallelo a quelle del collettivo Microchunk di Londra hanno creato la giusta dimensione per i dj set di DIPLO e Cut Chemist che hanno "aperto" il live finale della crew TTC.
In verità, i momenti più interessanti li ha regalati proprio Cut Chemist che molti ricorderanno come Lucas Macfadden nelle prestigiose formazioni degli Ozomatli e Jurassic 5. In poche parole, cari signori, ieri ci siamo trovati di fronte ad uno dei più grandi scratchers del pianeta. E chi non lo sapeva se n'è reso conto di persona: un'ora e mezzo di dischi "suonati" per davvero e come Dio comanda!
L'ambiente era disinvolto, molto amichevole, artisti e invitati sono stati insieme dialogando piacevolmente, ballando, bevendo drink. Abbiamo socializzato con molti giornalisti internazionali, la maggior parte dei quali, come noi, giovani appassionati di musica elettronica e dintorni.
Abbiamo fatto tardissimo e per questo stamattina me la sono presa comoda ed ho vissuto con scioltezza il festival, gironzolando qua e là, socializzando e visitando gli stend di etichette e festival musicali. Sapevo comunque di avere un appuntamento importante dopo pranzo: finalmente avrei conosciuto e intervistato uno dei miei miti giovanili, i De La Soul!
I De La Soul provengono da Long Island, New York, USA, e sono composti da: Posdnous, leader carismatico (vero nome Kelvin Mercer), Trugoy the Dove (David Jude Joliceur) e Pasemaster Mace (Vincent Lamont Mason). Il trio si inserisce di diritto nella cultura Hip Hop. Tuttavia, i testi e la musica dei De La Soul si muovono su binari assai differenti. Con i De la Soul questa musica diventa "buona", vagamente freak, costruita su atmosfere lievi ed eccentriche, con rime cariche di humour.
Più importante ancora è comunque l'enorme influenza esercitata dal gruppo sulla cultura rap: se l'hip hop è cresciuto in fatto di inventiva, aprendosi ad esperimenti insoliti, lo si deve proprio ai De La Soul che, insieme a A Tribe Called Quest e Jungle Brothers, fondarono il movimento chiamato Native Tongues, formalizzando così quello slancio innovativo già intrapreso negli anni del debutto proprio con il loro primo album che recentemente ha conquistato un disco di platino.
Incontro i 3 ragazzotti di colore al quarto piano del Museo di Arte Contemporanea nell'ampia sala Mirador. Sono incuriositi dal Sonar e dal suo pubblico. Il tutto è molto diverso dagli states e il pubblico hip hop è molto diverso da quello dei rave. Proprio per questo, malgrado stiano promuovendo il loro ultimo disco The Grind Date, domani proporranno un concerto sintetico della loro carriera con pezzi tratti dal loro album di debutto (ancora considerato dalla critica come una pietra miliare nell'evoluzione del fenomeno hip hop) fino alle più recenti produzioni.

Iniziamo subito a provocarli, facendo il verso al titolo del loro album del 1991 chiedendo se è vero che i De la Soul sono morti.
"Certo - risponde sicuro Posdnous - i De La Soul sono morti più volte. L'errore nella nostra cultura contemporanea è quella di dare sempre un'accezione negativa alla parola morte. Non è possibile rinascere senza prima morire. I DLS sono morti e rinati più volte, con rinnovata passione e sempre con nuovi stimoli musicali. Credo che oggi la band sia ad un livello più alto rispetto ai suoi esordi e questo è dovuto anche a molte delle collaborazioni che spesso abbiamo con altri musicisti".
Ti riferisci alla collaborazione con i GORRILLAZ?
"Anche, con loro siamo amici e già questo crea una dimensione diversa in studio. In più abbiamo lo stesso modo di lavorare molto spontaneo, basato sull'improvvisazione, sull'istintuo e sulle sperimentazioni. Niente regole insomma, si inizia a suonare e..."
Quindi siete soddisfatti dalla scena Hip Hop americana?
"Bè non direi, c'è molto fermento ma i gruppi mainstream sono sempre gli stessi e non danno spazio alle proposte di altri rapper che propongono tematiche diverse da quelle solite. E' vero che l'Hip Hop è nato negli Stati Uniti ma ci sembra più interessante la scena nel resto del mondo dove il sound classico si unisce ai gusti ed alle istanze locali. La contaminazione crea la novità e l'Hip Hop è un linguaggio che può arrivare a tutti dappertutto".
Credi che sia per questo motivo che gia da un po' l'hip hop sia usato come base musicale per molti servizi giornalisti che parlano dell'ONU o, comunque, di tematiche sociali legate ai problemi del razzismo, dell'aids o dell'immigrazione?
"Sicuramente l'hip hop è un linguaggio universale e per niente istituzionale che può essere usato a livello internazionale proprio perché diretto, senza fronzoli o giri di parole. Ma credo che il suo valore fondamentale stia nel fatto che è un linguaggio che parli direttamente all'anima delle persone, a prescindere che queste siano povere, disadattate o di colore".
Credete nella responsabilità sociale dell'artista?
"No, crediamo nella responsabilità sociale dell'uomo. Del resto un artista non fa che esprimere valori evocativi della sua crescita personale e spirituale. E' quello che sei che determina il tuo linguaggio artistico e, di conseguenza, la tua comunicazione valoriale verso il pubblico, non quello che dici direttamente in termini di discorsi politici e sociali".
Vi vedo un po' tesi come alla vigilia di una partita importante giocata fuori casa: Dite la verità ve la fate sotto per il concerto di domani?
"Ma che dici non è vero! Anzi per domani non abbiamo nulla di preparato, giuro! Abbiamo solo con noi il bagaglio di oltre quindici anni di musica. Come sempre ci impegneremo a stabilire un feeling con il pubblico in modo da ascoltare la loro energia per comporre insieme la scaletta. Lo dicevi prima tu con questa storia del ninjamarketing che anche le aziende devono fare questo per la loro pubblicità, come vedi è solo una questione di rispetto e flessibilità".
In Conclusione siete contenti di essere qui al Sonar, oltre a fare le star pensate di partecipare a qualche concerto?
"Che stronzo! Se facessimo le star credi che daremmo confidenza ad un tipo come te!?!? Scherzi a parte credo che sentiremo i Solo Los Solo, il gruppo hip hop, più popolare in Spagna. Anche da loro, come da molti altri avremmo certamente ancora qualcosa da imparare".
Piego a libretto la risposta, ci salutiamo ed ora più che mai aspetto di vedere il concerto dei De La Soul domani al Sonar!

Fonte: Il Portico

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