Tu sei qui: AttualitàFondazione Ravello: cronaca di un finale annunciato
Inserito da (redazionelda), lunedì 6 gennaio 2020 12:17:29
di Antonio Schiavo
I pifferai di montagna andarono per suonare e tornarono suonati.
E' incredibile! Tutte le strategie ideate e confezionate tra i tavolini dei bar e i viottoli verso la Villa hanno prodotto un risultato esaltante: Ravello e i ravellesi praticamente estromessi dalla Fondazione che porta il suo nome.
La spasmodica richiesta di un commissariamento dell'Ente che, nelle intenzioni dei proponenti (a non voler essere malpensanti) avrebbe dovuto rivoluzionarne gli assetti, si è rivelata un clamoroso autogol.
L'esimio manager emiliano (con la "e" minuscola, per carità), che doveva - ipse dixit - restare poco e ascoltare molto è arrivato, come facilmente intuibile, con un mandato ben preciso del Governatore: fottersene (mi si scusi il francesismo) dei vari potentati locali e delle loro istanze più o meno legittime e tirare dritto verso l'obiettivo già preconfezionato fin dallo scorso gennaio.
Che poi si è tradotto nelle modifiche statutarie: maggioranza bulgara nel Consiglio di Amministrazione, azzeramento del Consiglio di indirizzo (invero già da tempo ectoplasmatico) istituzione della figura del Direttore Generale di cui si possono intuire fin d'ora criteri di nomina e bacino politico di estrazione.
A proposito: ma tutti gli attori della vicenda (protagonisti e comparse) non fanno parte della stessa congrega?(Emblematico al momento il silenzio di Insieme per Ravello). Ed era troppo pretendere che, nelle segrete stanze, trovassero un'intesa almeno sulle linee generali non troppo penalizzanti per Ravello e i suoi cittadini?
A meno che... A meno che De Luca non si fosse stancato delle manfrine locali e abbia deciso di fare piazza pulita.
Non importa se sulla pelle, sulla dignità, sulla tradizione culturale dei ravellesi e di Ravello, trattata ancora una volta come terra di conquista alla stregua di quanto praticato (anche se molti fingono di dimenticarlo) negli anni passati dalle precedenti gestioni della Fondazione.
L'equivoco probabilmente è tutto lì: Felicori si è comportato esattamente come tutti i suoi predecessori, nessuno escluso: Ravello? Ai margini. I Ravellesi? Incapaci di decidere, di fornire contributi, di essere protagonisti. Quindi: fuori dalla porta!
Al momento del suo insediamento speravamo che il Dr. Felicori usasse in maniera decisa e mirata il bisturi di cui diceva di essere stato dotato per incidere definitivamente sulle nefandezze gestionali della Fondazione che erano state portate alla luce dal Consigliere Della Pietra nel suo libro nero; per porre fine ad atteggiamenti superomistici di chi pensava di essere dio venuto sulla terra a "miracol mostrare". Tutto ciò nel pieno rispetto della nostra storia passata con cui tutti quelli che hanno a che fare con Ravello DEVONO tener conto e con il concetto basilare che è Ravello capace di dare in termini di Signorilità. Cultura, Educazione, Capacità e non viceversa.
Ma tant'è. I pifferai di cui sopra non sono stati in grado di far capire questo concetto elementare e hanno finito per consegnare ad altri la corda con cui impiccarci. Il massimo dell'autolesionismo!
Oggi chiediamo loro di avere un sussulto di orgoglio: leggo che si cercano candidati per il Consiglio di Indirizzo supponendo di sparigliare le carte. Non si nomini nessuno e così per il CdA.
Si manifesti così il disagio, il disappunto, la forte contrarietà per quanto è stato perpetrato.
La Fondazione Ravello, già in stato comatoso, ha ricevuto il colpo di grazia.
I colpevoli sono ormai noti.
I complici anche!
Fonte: Il Vescovado
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