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La Divina? Prendila alle spalle...

Inserito da (redazionelda), sabato 30 dicembre 2017 16:47:32

di Raffaele Ferraioli

Quel turbamento più o meno profondo che coglie il vero viaggatore quando s'imbatte per la prima volta in luoghi lungamente vagheggiati viene definito Sindrome di Stendhal in omaggio allo scrittore francese che ne fu colpito nel corso della sua visita a Firenze durante il suo Grand Tour nel 1817. Una sensazione di malessere diffuso, un'emozione grande che a volte si trasforma in un vero e proprio malore, difficilmente gestibile, può arrivare fino allo svenimento.

Questo particolare stato d'animo è descritto nel suo libro "Roma, Napoli e Firenze": "Ero giunto a quel livello di emozione dove s'incontrano le sensazioni celesti date dalle arti ed i sentimenti appassionati. Uscendo da Santa Croce, ebbi un battito di cuore, la vitaper me si era inaridita, camminavo temendo di cadere".

Il disagio si presenta puntuale nel "viandante" che la sua cultura la lascia a casa e v a in giro in cerca di luoghi da esplorare per soddisfare la sua fame di conoscenza. Ne è esente il "gitante", superficiale e disattento, che si porta dietro la sua cultura e pretende di imporla agli altri.

Il viaggiatore attento, consapevole pratica il "turismo dell'anima" e ama vivere emozioni forti, non prive di conseguenze.. Tutte le volte che approccia una nuova meta, da solo o in buona compagnia e, comunque, fuori dal gregge, trasformando in realtà un sogno a lungo accarezzato, percepisce l'altrimenti e l'altrove. La sua identità finisce per oscillare tra perdita e ricostruzione, ma alla fine la sua "satisfaction" è totale. E allora si comprende perché la sindrome deve essere considerata in senso positivo e va addirittura auspicata, augurata a chi viaggia per vivere esperienze emozionanti, concepite come veri e propri doni e da ritenere come componenti essenziali dell'offerta.

Stando così le cose, le mete turistiche dovrebbero essere più attente a "contagiare" gli ospiti di questo malessere-benessere. Ma non sempre questo avviene. Regna la sciatteria, la superficialità, la logica malsana del campanilismo esasperato, la scarsa considerazione delle aspettative dell'ospite. In primis le guide non tengono in nessuna considerazione le esigenze del turista. Alla stessa maniera trascurano un'altra importantissima verità: ogni luogo ha il suo particolare modo di essere approcciato e visitato.

Fra le diverse "porte" d'ingresso a una città, a un borgo c'è sempre una differenza, a volte sottile, altre volte determinante in termini di emotività. Sbagliare significa perdere l'opportunità di provare quelle sensazioni piacevolissime che sempre offrono gli arrivi in luoghi densi di storia, di arte, di cultura.

Un esempio eclatante? La nostra area. Novanta turisti su cento vi arrivano dal posto sbagliato: dalla costa, ovvero da Positano o da Vietri sul Mare. La penetrano in orizzontale, la scoprono dal basso in alto con in primo piano le rocce e i grappoli di case inchiodate alla rupe. L'ammirano voltando le spalle al mare! Ben altre emozioni regalano le visioni dall'alto, con il mare a farla da protagonista, le case immerse in una luminosità totale, le chiese e i campanili che sembrano emergere dalle onde.

Tutto concorre a pensare che la Divina va presa alle spalle, ma nessuno ci fa caso. Nessuno lo segnala e lo raccomanda al visitatore in entrata. Chi viene dall'area napoletana attraverso il valico di Agerola, così come chi arriva dall'agro sarnese-nocerino passando per il Chiunzi, non appena comincia a scendere lascia il paesaggio montano e va incontro al mare. Percorrendo i tornanti di Furore o le svolte di Tramonti o di Ravello, si cala nell'azzurro, vi si tuffa, vi si immerge. Il mare visto da lassù somiglia a un muro: una grande barriera celeste lo avvolge quasi a proteggerlo, ad abbracciarlo. Che grande spettacolo! Che emozione da sindrome! Imperdibile!

Mi viene da pensare che la grande informazione da fornire al viaggiatore, nel suo interesse come in quello di tutto il nostro territorio sia proprio questa: La Divina? Prendila alle spalle!

Fonte: Il Vescovado

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