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Inserito da Antonio Schiavo (redazionelda), sabato 8 agosto 2015 15:47:38
di Antonio Schiavo
Ho aspettato un po' prima di buttare giù questo pezzettino soprattutto per non ingenerare equivoci tra le mie modeste considerazioni e le motivazioni di diverso spessore che hanno indotto mio fratello ad assumere una posizione disallineata rispetto a quella degli altri consiglieri di indirizzo della Fondazione Ravello all'atto della designazione del suo "nuovo" Presidente.
Non so quanti di voi hanno letto l'ultimo libro di Franco Di Mare "Il caffè dei miracoli".
E' ambientato in un paesino della Costiera Amalfitana, Bauci, che se non fosse per le bellezze paesaggistiche ricevute in dote, sarebbe il concentrato dei peggiori difetti della vita del nostro Mezzogiorno.
Un sindaco ignorantone, maneggione che si affianca di consiglieri e assessori senza spina dorsale e il cui unico obiettivo è di fare carriera politica.
Un capo dell'opposizione che antepone gelosie private al suo mandato e che, ad un certo punto, si lascia ingolosire da una proposta di spartizione della torta del potere fattagli dal primo cittadino.
Un parroco codardo, baristi impiccioni e spioni, zitelle acide, bigotte e ragazze madri.
Un bel giorno, poi, a redimere questa rozza schiera di figuri, arriva una professoressa che propone (indovinate un po'?) la costituzione di una Fondazione e la realizzazione di un museo.
C'è la solita archistar che si offre di realizzare il progetto, le conoscenze in alto loco per ottenere finanziamenti altrimenti destinati.
Logicamente la "povera illusa" viene mortificata e scoraggiata dalle beghe localistiche, dalla grettezza degli amministratori e, in fin dei conti, dalla ignoranza imperante dei cittadini di Bauci.
Che non ne esce per niente bene da questa narrazione, anzi appare - pagina dopo pagina - come la quintessenza della pochezza culturale e politica che attanaglierebbe le nostre zone.
Pochi slanci di dignità e di impegno civile, ancora meno speranze di "redenzione" civica e morale annegati, però, in un mare di inettitudine, pigrizia e affarismo.
Indovinate qual è il paese a cui si ispirato l'autore?
Non affaticatevi tanto: nella pagina dedicata ai ringraziamenti, Di Mare dichiara chi è stato il suggeritore di questa storia fatta di creatività, passione e impegno (chiaramente suoi, cioè del suggeritore e accoliti n.d.r.) e di approssimazione, cialtronaggine di cui lo stesso personaggio dovrebbe essere stato testimone, protagonista e (testuale) vittima.
Cosa ci si poteva, d'altronde, aspettare da uno che aveva tacciato i ravellesi di essere fannulloni buoni solo a bivaccare insulsamente sulle scale della chiesa, che aveva poi dichiarato in un convegno in Toscana che i nostri camerieri riempiono i piatti dei clienti per esorcizzare una fame atavica che si dichiara disponibile a rinunciare alla cittadinanza onoraria e infine , mi dicono, appellandoci come trogloditi?
Bentornato Presidente!
Fonte: Il Vescovado
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