Tu sei qui: AttualitàSe questi sono uomini
Inserito da Antonio Schiavo (redazionelda), venerdì 28 maggio 2021 20:58:07
di Antonio Schiavo
Adesso c'è un bel tramonto sul Lago Maggiore: l'ultimo raggio di sole sfiora, pietoso, i resti informi e squassati di un cabina della funivia del Mottarone, meta agognata, dopo mesi di clausura, per una gita di fine settimana.
C'era nebbia invece e pioveva tanto a Genova quando un tremendo boato annunciava il crollo di un ponte su un grumo di case sottostanti.
Si evidenzia un denominatore comune in queste tragedie che appaiono a chi scrive emblematiche della natura umana, bifronte, terribilmente ambivalente.
Da un lato l'amore di un padre che, in un estremo sussulto di lucidità (o forse l''istinto protettivo comune agli esseri viventi) abbraccia con forza il figlioletto e lo preserva da una fine atroce.
Da un lato lo stesso amore grande e meraviglioso per una fidanzata da raggiungere in Francia per qualche giorno da trascorrere insieme dato che lei è tanto lontana dal paesino del sud dove entrambi sono nati e cresciuti.
Dall'altro l'avidità, lo sprezzo per la vita di chi disattiva volontariamente i freni della cabina per evitare lavori di manutenzione forse lunghi e perciò gravanti sugli incassi.
Dall'altra un branco (sì un branco, con tutto il rispetto per i lupi) di top manager che, almeno così dicono le carte degli inquirenti, nei bilanci delle proprie aziende, riducevano i costi dei controlli e degli interventi per la messa in sicurezza del Ponte Morandi, beandosi di guardare con soddisfazione le ultime righe del conto economico i cui margini di profitto dovevano salire a dismisura.
Probabilmente della stessa pasta di quegli industriali a cui interessa più di poter riprendere a licenziare (e Draghi ha pagato loro la prima cambiale) piuttosto che programmare investimenti per la salvaguardia della sicurezza sul lavoro.
Rispetto ad una posta attiva del bilancio, o ad una lauta distribuzione di dividendi, cosa vuoi che importi se una ragazza giovane e piena di speranze rimane stritolata tra i rulli di una macchina?
C'è spazio nel mondo, vivaddio, per l'amore, l'affetto, l'altruismo ma anche, purtroppo, per la brama di potere e ricchezza smodata, per l'avidità, il profitto massimo e a tutti i costi.
Eppure ad ognuno di noi è stato concesso il senso del limite, ognuno ha avuto in dote capacità di discernimento, umanità ma anche libero arbitrio che, in casi come questi, ammanta di buio inconcepibile il nostro saper essere comunità solidale.
Oggi, domani o chissà quando ci sarà un altro bel tramonto in quel di Stresa. Lo stesso che si rifletterà sui vetri della finestra di una stanza asettica in un ospedale di Torino dove qualcuno dovrà pur spiegare al piccolo Etan di soli quattro anni, che è rimasto solo, che quell'abbraccio del suo papà è stato l'ultimo della sua breve vita.
A noi che rabbrividiamo di fronte a tanto orrore non resta che l'auspicio che si faccia rapidamente giustizia, che ci venga risparmiata la pantomima, per questi rei confessi, dei tre gradi di giudizio, per vederli presto dietro solide sbarre mentre qualcuno avrà cura di buttare la chiave.
Per sempre.
Fonte: Il Vescovado
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