Tu sei qui: AttualitàVendemmia 2015, manca poco
Inserito da Raffaele Ferraioli (redazionelda), giovedì 20 agosto 2015 17:23:18
di Raffaele Ferraioli*
"Austo è capo ‘e vierno!" diceva saggiamente la nonna. Quest'affermazione è terribilmente vera, ed attuale specie negli ultimi anni quando le mezze stagioni sono pressochè scomparse. Si passa dal caldo africano al freddo siberiano in men che non si dica. La grande calura, che ha avvolto senza tregua il nostro paese per tutto il mese di Luglio e parte di Agosto è stata mitigata dagli acquazzoni soprattutto pomeridiani, che hanno un po' anticipato la stagione invernale. Si avvicina il tempo dei corbezzoli e della vendemmia, che quest'anno si annuncia buona un po' dappertutto, anche se le condizioni atmosferiche delle prossime settimane saranno cruciali.
Il nostro "terroir" è assurto ormai ad una regione vitivinicola fra le più prestigiose d'Italia. Nessuno avrebbe scommesso un soldo bucato su tale evenienza nel 1995, anno di ottenimento della D.O.C. per i vini Costa d'Amalfi, eppure questo miracolo è avvenuto e oggi è sotto gli occhi di tutti. L'attenzione dei consumatori, degli esperti, della stampa sulla nostra produzione enologica è fortissima.
Tornando alla vendemmia, possiamo facilmente prevedere che quest'anno sarà anticipata: una delle più precoci del dopoguerra, seconda solo al 2008. A fronte della buona qualità del raccolto, la quantità dovrebbe crescere. L'Italia possiede 200 milioni di aziende agricole, 650 mila ettari di vigneto, con un milione circa di persone impiegate, che producono 44 milioni di ettolitri di vino, con un incremento per il 2015 intorno al 5%. Ne scaturisce un fatturato di 9,5 miliardi di euro.
In Costa d'Amalfi, pur in mancanza di dati ufficiali, è possibile calcolare in 900 mila bottiglie la produzione DOC e IGT nelle tre sottozone Furore, Ravello e Tramonti, per un fatturato intorno agli 80 milioni di euro in crescita esponenziale.
Alla luce di tali dati la produzione vinicola del nostro territorio si conferma come una componente sempre importante della nostra ricchezza, non solo in termini economici ma anche ambientali e culturali. Basti pensare alla preziosità dei nostri vitigni, delle forme di allevamento, di tutta una serie di pratiche colturali ed enologiche. Un patrimonio da valorizzare, raccontare, far scoprire, far rivivere al turista consapevole, colto, rispettoso della realtà che visita. E' questa la scommessa da vincere, la sfida da ingaggiare se si vuole veramente perseguire il rilancio sociale ed economico della nostra splendida terra.
*sindaco di Furore
Fonte: Il Vescovado
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