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Furti d'arte, pista "agro-vesuviana"

Inserito da (admin), martedì 22 febbraio 2005 00:00:00

Una banda di professionisti dell'area vesuviana, con complici nell'Agro e cavesi nel ruolo di talpa. Sarebbero i mandanti di furti d'arte su commissione, eseguiti da uomini abili, con ogni probabilità anche di origine straniera. È questa la pista investigativa saltata fuori nel corso delle indagini sul furto al cimitero dello scorso gennaio, quando i ladri portarono via grosse sfere ornamentali in piperno. Dopo le ipotesi avanzate nelle prime ore, ormai i Carabinieri della Stazione locale, diretti dal comandante Paolo Mannino, non hanno dubbi: il colpo al cimitero sarebbe stato messo a punto da una banda di specialisti legata al mercato della ricettazione. A portarli su questa strada diversi elementi. Tanti piccoli tasselli che hanno costruito un puzzle completo, da usare come traccia per incastrare gli autori del furto. La mattina dopo l'incursione dei ladri, i militari hanno eseguito un primo sopralluogo per accertare la reale entità del furto e per scovare qualche indizio. Stando alle prime indiscrezioni, i Carabinieri avrebbero ricostruito la dinamica del colpo ponendo particolare attenzione alle modalità ed alla natura della refurtiva. La scelta di trafugare solo le pietre ornamentali, disinteressandosi delle apparecchiature custodite negli uffici, lasciò subito pensare che il furto fosse stato commissionato. I ladri si sarebbero diretti verso il Comitato cittadino di Carità, quasi come se fossero entrati con l'unico scopo di portare via le sfere ornamentali in piperno. Per sottrarre il bottino utilizzarono alcuni attrezzi di proprietà della ditta che stava eseguendo dei lavori. Attrezzi portati via insieme alle pietre ornamentali. Nessun segno d'effrazione a cappelle e tombe. A questo punto, una volta ricostruita la dinamica del furto, le indagini si sono allargate ad altri episodi, in particolare furti d'arte in città, insieme alla scoperta in alcune ville cavesi di pezzi d'arte rubati, concentrandosi su bande di specialisti attive nell'Agro e nell'area vesuviana. Controlli ed accertamenti anche su possibili acquirenti. Si tratterebbe di proprietari benestanti di ville: collezionisti disposti a rivolgersi anche al mercato illegale per vedere abbellita la propria tenuta e la propria abitazione. Per ora gli investigatori restano con le bocche cucite, limitandosi a spiegare che in queste ore sono stati avviati i primi controlli incrociati.

Furti d'arte, il triangolo della malavita

Insieme a Pozzuoli, San Giorgio a Cremano e Napoli, Cava de'Tirreni è tra le basi di smercio e di approvvigionamento delle bande specializzate in furti d'arte. Il triste primato salta fuori dopo vari anni di indagini, eseguite dalla Compagnia dei Carabinieri del Nucleo di tutela del patrimonio culturale (diretto ai vertici romani dal generale Roberto Conforti, d'intesa con le Soprintendenze interessate). Lunga la lista dei ritrovamenti. 2 anni fa, in località Dupino, gli agenti della Polizia locale fermarono un furgoncino ove furono rinvenuti pezzi di antiquariato, tra cui alcuni mobili antichi. L'autista riuscì a volatilizzarsi, scegliendo come via di fuga la campagna. Sempre nella stessa frazione, una banda di extracomunitari tentò di portare via da Villa Capuano quadri, arazzi ed altri oggetti di valore. Uno dei due complici fu arrestato. Ma la città ha vissuto anche un'altra terribile realtà: quella dei furti al suo ricco patrimonio artistico, con ben 35 colpi in 31 anni, che vedono come principali obiettivi le chiese. Come il furto di crocifissi all'Abbazia bendettina. Ed ancora, le 8 vere al complesso monumentale di Santa Maria al Rifugio, di cui solo 4 ritrovate. Nel mirino anche il Comune, ove furono rubate tele preziose, recuperate poi nel gennaio del '98. Custodite in eleganti ville cavesi c'erano anche pezzi d'arte rubati, tra cui 315 monete risalenti al IV-V secolo a.C., 188 tra lucerne e crateri provenienti dall'area della Necropoli campana, numerosi frammenti bronzei di epoca medievale. Infine, la collezione De Angelis, rubata in una villa di S. Maria di Castellabate e recuperata in alcuni suoi pezzi in una villa di Cava. Non solo tesori del passato, ma anche opere d'arte contemporanee, tra cui 7 sculture in bronzo, 112 disegni e 2 dipinti. I furti sarebbero stati messi a segno da bande di extracomunitari in ville della provincia e piazzate sul mercato nero da abili ricettatori.

Fonte: Il Portico

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