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Cutillo minaccia di dimettersi

Inserito da (admin), martedì 19 ottobre 2004 00:00:00

Lo staff tecnico-dirigenziale aquilotto non ha dubbi: alla Cavese tocca la partita vinta a tavolino. Roberto Pidone, uno due allenatori, spiega subito il perché: «Gli incidenti verificatisi a Taranto devono essere divisi in due tempi, quelli accaduti in campo e quelli sugli spalti. Al 28', prima di rientrare sul terreno di gioco, l'arbitro Velotto ha fatto avvertire i tifosi sugli spalti dallo speaker dello stadio: attenti, ha detto, se continuate a lanciare oggetti in campo, sospendo la partita. Non è stato ascoltato. Dal settore dei tarantini sono subito volate in campo pietre di grosse dimensioni. A quel punto la sospensione è diventata inevitabile. La responsabilità dei tifosi locali è fin troppo chiara. Per gli incidenti sugli spalti e fuori dallo stadio, invece, la situazione è diversa. È evidente che le responsabilità sono di entrambe le tifoserie». Il presidente Cutillo è fortemente amareggiato. Il tono è concitato, le parole escono a valanga. Si sente tradito: «La sospensione della gara è colpa dei tarantini. La partita vinta a tavolino ci spetta. Ciò nonostante, non posso non evidenziare gli incidenti accaduti durante la gara. Sono venuto a Cava con grandi progetti, ma la situazione sta diventando sempre più difficile. Ho organizzato una riunione con i capi tifosi nei prossimi giorni. Per continuare a fare calcio con la Cavese, pretendo garanzie certe. Se ciò non avverrà, mi dimetterò. Non posso buttare i soldi dalla finestra. I gruppi ultrà sono controllati da una quindicina di persone. Devono assicurarmi che nel corso del campionato non accadrà più nulla. Siamo già nel mirino degli organi giudicanti. Non si può continuare in questa maniera». Cutillo pretende rispetto nei confronti della società e della squadra: «Se i tifosi, invece di aiutarci, ci procurano solo guai, non potremo puntare ad alcun traguardo. Sono preoccupato per un'eventuale squalifica dello stadio. L'ex presidente Della Monica mi aveva avvertito. A Cava non si può fare calcio, mi disse. Ero convinto che avesse esagerato. Oggi capisco il perché del suo rammarico». L'ex patron Antonio Della Monica, oggetto di una contestazione ininterrotta da parte dei gruppi ultrà negli anni scorsi, non riesce a comprendere il perché di certi atteggiamenti domenicali: «Non vorrei essere nei panni di Cutillo. Quello che è accaduto a Taranto è incomprensibile. Sono vicende che demotivano chi vuole fare qualcosa per Cava, per il calcio, per se stesso. I gruppi ultrà si credono al di sopra di tutto e tutti. Così non si può andare avanti». Sotto la sede della Cavese, in via Sorrentino, proprio al centro della città, c'è una scritta, ancora ben visibile, che testimonia i suoi difficili rapporti con la tifoseria: "Della Monica vattene", slogan categorico vergato con lo spray blù. Con l'arrivo di Cutillo sembrava tutto risolto. Così non è stato. Della Monica avverte: «Il calcio è scoppiato economicamente, le spese sono folli. Io avevo un'idea ben precisa della gestione societaria. Entrate ed uscite devono sempre essere in equilibrio. Sono stato contestato per questo ed anche perché ero vicino al sindaco. Ed allora ho preferito abbandonare». Il sindaco Messina preferisce non sbilanciarsi: «Prima di giudicare, bisogna essere certi di quello che è accaduto. Per gli incidenti di Delianuova dissi delle cose che poi, alla luce degli eventi, risultarono sbagliate. Stavolta non voglio commettere lo stesso errore». Subito dopo aggiunge: «Attenti, però, a non sparare sentenze sui tifosi cavesi. Quello che accade domenicalmente negli stadi riguarda ormai tutti. La situazione nel suo complesso è degenerata. Ho visto gli incidenti in tv. Non capisco perché in uno stadio di serie B, come quello di Taranto, le Forze dell'Ordine non siano riuscite a controllare 300 tifosi. Le preoccupazioni di Cutillo sono anche le mie. In trasferta bisogna avere la capacità di non rispondere alle provocazioni. Il rispetto si conquista anche con la maturità».

Fonte: Il Portico

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