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I Sentieri solitari di Tramonti, Polmone Verde della Costa d’Amalfi

Inserito da (Maria Abate), lunedì 12 febbraio 2018 20:42:49

Di Gioacchino Di Martino* (tratto dal libro "Tramonti, la terra operosa")

Un ambiente naturale così ricco ed un paesaggio così vario meritano assolutamente una conoscenza più diretta ed approfondita, alla quale possiamo accedere utilizzando la ragnatela di antichi sentieri e viottoli intessuta nel corso del tempo nel territorio di Tramonti. Nell'impossibilità, in questa sede, di tracciare una completa mappa dell'intricata ma interessante rete delle vie che segnano il territorio di Tramonti, ci limiteremo a dare indicazioni su qualcuno dei sentieri più importanti, individuandone uno sul lato orientale ed un altro su quello occidentale.

Cominciando da quest'ultimo, ci dirigiamo verso il monte Cerreto, che con i suoi 1316 mt. di altezza costituisce la seconda cima (dopo i 1446 mt. di Monte S. Angelo a Tre Pizzi) dei Monti Lattari, iniziando il percorso o dal valico di Chiunzi o dalla località detta "Il Passo" (ovvero O'passo o'lupo) in territorio tra Tramonti e Ravello. Durante il tragitto lo scenario vegetale che ci circonda è tipico della fascia intermedia: lecci in graduale rarefazione, mentre si intensificano le caducifoglie, ontani e castagni selvatici soprattutto ma anche frassini, carpini, aceri. Al suolo le condizioni di relativa scarsità di luce favoriscono la crescita del pungitopo dalle belle bacche rosse e del velenoso elleboro, mentre le radure sono dominio indisturbato della vigorosa felce aquilina.

Qua e là in estate la bellissima fioritura del biancospino ed in inverno tra gli alberi spogli il verde brillante dell'agrifoglio. Negli angoli più umidi e negli anfratti creati da qualche piccolo ruscello muschi e licheni si alternano a felci come la lingua cervina e le più rare pteris sia cretica che vittata. Anche i castagneti da frutto, tuttora coltivati e per lo più ben tenuti, costituiscono un elemento di grande interesse del paesaggio vegetale con i monumentali tronchi degli antichi patriarchi a sfidare il tempo e le bufere. Invisibile nel fitto del bosco rintocca l'orologio sonoro del cuculo e quello meno aggraziato delle onnipresenti ghiandaie mentre, in alto, il gracchiare del corvo imperiale riempie la valle. Dopo aver oltrepassato, a circa 1000 metri di altezza, gli ultimi esemplari di faggio raggiungiamo la scabra vetta del Cerreto. Dal pianoro posto alla sua sommità ammiriamo da un lato il Vesuvio con tutte le città, boschi e giardini distesi ai suoi piedi, con la lontana visione di Napoli, del suo golfo sullo sfondo e dei Monti del Matese perduti nella foschia; dall'altro l'intera valle di Tramonti disseminata di greggi di bianche case e di verdi distese sotto le imponenti falesie del Monte Finestra e dei Monti del Demanio. Possiamo ben dire, con un autentico innamorato della Costiera purtroppo scomparso, che "Lo spettacolo che si distende alla vista è di quelli che, in ogni tempo, trasmettono con maggiore emozione l'incanto della Costiera".

Un altro percorso di estremo interesse è, dal lato orientale, sicuramente la cosiddetta Alta Via, il sentiero di cresta che, partendo da Cava de' Tirreni, attraversa tutta la catena dei Lattari da Cava fino a giungere a Punta Campanella per una lunghezza complessiva di circa 90 Km. Una parte importante del detto sentiero, ripristinato, contrassegnato e riportato su una precisa mappa a cura delle sezioni C.A.I. di Napoli e di Cava de Tirreni, si svolge appunto nel territorio di Tramonti a monte delle frazioni di Novella e di Gete.

Dall'alto delle cime, però, si domina l'intera vallata: le colline, i piani, i terrazzamenti, i vigneti, i nuclei abitati e le case sparse si rincorrono nella vastità del paesaggio, sul quale svetta dal lato occidentale la mole del Monte Cerreto. Il percorso che suggeriamo può avere inizio da Monte S. Angelo e proseguire fino al Santuario dell'Avvocata per una lunghezza complessiva di circa 20 Km, che richiederanno 6 o 7 ore di cammino non eccessivamente faticoso svolgendosi esso per la gran parte in quota. Lungo il primo tratto che si inerpica lungo le erte creste rocciose che segnano questa parte del territorio calpestiamo sabbia vulcanica e pomici, tracce tuttora evidenti delle remote attività eruttive del Vesuvio e dei Campi Flegrei. Il panorama è superbo: da un lato l'abitato di Cava con i suoi casali ed i folti boschi che rivestono le pendici di Monte S. Angelo; dall'altro la valle di Tramonti fino al mare che luccica in lontananza. Pietrapiana che raggiungiamo dopo qualche ora costituisce l'occasione per qualche attimo di riposo e di meditazione: il rustico altare dedicato alla Madonna della Pace, le stazioni della Via Crucis e la piccola campana sono la testimonianza dell'entusiasmo e della laboriosità dei numerosi fedeli che da Tramonti e Cava de' Tirreni raggiungono frequentemente questo piccolo santuario naturale. Un'altra singolarità del luogo è costituita dalla possibilità di godere, pur trovandoci sul lato di Tramonti, del panorama di Cava de' Tirreni attraverso un foro (detta Grotta di Pietrapiana) naturale nella roccia che si raggiunge mediante una rustica scala a pioli.

Insieme a visioni irripetibili si incontra, però, anche qualche difficoltà determinata ovviamente dalla natura del percorso e dalla conformazione dei luoghi. "O malo passo", per esempio, una cengia della lunghezza di alcune decine di metri e della larghezza di circa 1 metro, tiene, senza dubbio, fede al suo nome. Con un po' di apprensione e qualche precauzione superiamo l'abisso che si spalanca sotto di noi lungo la parete che precipita a strapiombo nella valle. Nessuno spavento, però, solo un po' di emozione nell'attraversamento di un tratto semplicemente spettacolare. Dopo questo più o meno difficile passaggio ci inoltriamo veramente nella parte meno frequentata e per certi aspetti più selvaggia dell'intera Costiera amalfitana. Nella stagione buona, prati di asfodeli si alternano a scuri querceti di leccio e di roverella ed a tratti di bosco misto. Elusivi mammiferi, di cui avvertiamo qualche traccia sonora, si muovono nel sottobosco, mentre nel cielo è più facile scorgere le sagome dei rapaci dominatori indisturbati di queste vette solitarie.

Il fascino di luoghi così singolari traspare dalle parole con cui Giustino Fortunato (nell'occasione certamente!) storico, economista e soprattutto famoso meridionalista descrisse gli incantevoli panorami incontrati durante la traversata dei Monti Lattari da Passiano di Cava de' Tirreni a Punta Campanella, compiuta nel 1877, per conoscere "l'alpestre carattere di quei monti che formavano" l'ombreggiata e bellissima catena che di dietro la falda del Vesuvio si protende fin quasi all'isola di Capri, elevandosi nel mezzo, col tricuspide Aurus oggi Sant'Angelo per mille e cinquecento metri sul livello delle acque". Nel diario di viaggio le sue impressioni, che possiamo rivivere ancora oggi: "... v'era lassù tanto splendore di luce che gli occhi ne restavano abbagliati, brillava ogni cosa nell'atmosfera vaporosa, le pendici ondeggianti, le bianche città della riva, i due golfi sparsi qua e là di vele...".

*socio fondatore del Club per l'Unesco di Amalfi e vicepresidente del Centro di Cultura e Storia Amalfitana

Fonte: Amalfi News

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