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L’altra (alta) Costiera: da Via Lorenzo d’Amalfi a Valle dei Mulini sulle tracce dell'antica Repubblica marinara

Inserito da (ranews), domenica 28 ottobre 2018 18:43:27

di Giuseppe Liuccio

Contiguo a Piazza Duomo e quasi in continuazione c'è uno slargo arioso e colorato di attività commerciali e della ristorazione, che porta il nome di Lorenzo d'Amalfi, un vescovo metropolita che ci ha lasciato testimonianza di grande cultura. È un tratto breve, ma molto frequentato da residenti e turisti, a dimostrazione della vitalità economica della città. Più in su la strada si restringe di molto e quasi s'imbuta tra le case fin lassù alla piazza dello Spirito Santo, incrociando, nell'ultimo tratto, sulla sinistra il Palazzo Castriota, prestigioso contenitore d'arte e di storia, testimone, tra l'altro, della nobiltà potente di prestigio e di ricchezza, e, sulla destra, la caratteristica Fontana Cap'e ciuccio, che conserva, invece, memoria e testimonianza dell'Amalfi rurale e contadina, che traeva mezzi di sostentamento dalle campagne strappate alla montagna e rese fertili sui terrazzamenti arditi di Valle dei Mulini, sulle faticose salite verso Pogerola, da un lato, e Scala e Pontone, dall'altro, dove l'asino, amico paziente e fedele dell'uomo fu protagonista di fatica e di stenti. Qui si toccano con mano le due facce della città antica, la nobile e la contadina, e quasi si fronteggiano esponendone e quasi ostentandone i simboli, la zecca dei tarì, da un lato, la sosta di ristoro dell'asino prima della ripresa della salita, dall'altro. È una riflessione sul passato che mi penetra dentro, mentre mi ferisce di tenera dolcezza il minuscolo presepe (era di Natale quando ci sono stato l'ultima volta) nella caratteristica vasca dove l'acqua pigola memoria di storia a nenia di sgocciolo su angeli, pastori, mangiatoia e culla con Bambino, Maria e Giuseppe infreddoliti. Sarebbe la cornice ideale di una "lezione" all'aperto di storia del passato, ma anche (e perché no?) di una performance teatrale da parte dei giovani creativi (regista ed attori non mancano).

Pochi passi ed oltrepasso quella che fu la Porta dell'Ospedale e siamo al Largo Spirito Santo. È bella e ricca di fascino la cartolina colorata delle case sospese quasi per miracolo, ma nel vero del costrutto, sull'Arco della Faenza, sotto la quale scorreva, un tempo, cantilenante, l'acqua del Canneto, portando a valle, nel cuore della città, un nastro azzurro di storia e storie svenate sui monti di Scala, sul Piano della Madonna o alla Sorgente del Ceraso, per caracollare nell'argento della cascata delle ferriere ed acquietarsi, poi, nell'alveo a miscelarsi con gli altri rivoli a scivolo da Pontone, da un lato, e Pogerola, dall'altro. Fu un quartiere importante di Amalfi, quello dello Spirito Santo, in un tempo piuttosto recente nella storia della città. Era regno quasi incontrastato di quanti lavoravano nelle cartiere, proprietari ed operai nella varia articolazione dei mestieri e delle specializzazioni, come diremmo oggi. Essi, comunque, costituivano, come è stato sottolineato da più parti, quasi una casta nel sostrato sociale amalfitano. Avevano una loro congrega e nel XVI secolo costruirono una Chiesa, dedicata allo Spirito Santo, ubicata accanto alla Porta Hospitalis. Dagli atti notarili dell'epoca si possono evincere le funzioni principali della Congrega, che, come scrive Teresa Amatruda nel recente libro del padre Luigi, "possedeva un patrimonio proprio, grazie alle tasse o ai lasciti testamentari degli iscritti e ottemperava alle funzioni di una vera e propria banca, fornendo prestiti ed effettuando transazioni; difendeva gli iscritti, decideva il prezzo del prodotto, risolveva liti tra i fabbricanti". Purtroppo, se ne sta perdendo la memoria!

Oltrepassato l'arco della Faenza, siamo già a Valle dei Mulini, che fu la cornice della proto-industria amalfitana. Qui i flussi turistici ci arrivano di rado e perdono, perciò, l'occasione di leggere dal vivo belle pagine della storia della città. Sogno la costituzione di un'Associazione Valle dei Mulini, che promuova iniziative di alto profilo e di sicuro impatto mediatico per valorizzare ancor di più questa zona.

Fonte: Il Vescovado

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