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Turismo, tassa di soggiorno, alberghi

La tassa di soggiorno potrebbe aumentare, albergatori sulle barricate

Se finora il gettito era destinato esclusivamente a interventi nel settore turistico, la nuova proposta prevede la possibilità di utilizzarlo anche per la gestione dei rifiuti.

Inserito da (Redazione il Vescovado Notizie), mercoledì 7 agosto 2024 12:22:21

Il governo italiano sta valutando una riforma della tassa di soggiorno, come emerge dalla nuova bozza di decreto nota come "decreto d'agosto". Questa proposta potrebbe generare implicazioni rilevanti per i turisti e per il settore alberghiero.

Attualmente, l'imposta di soggiorno è applicata solo dai capoluoghi, dalle unioni di comuni e dai comuni turistici. Tuttavia, la nuova proposta prevede di estendere la possibilità di applicare la tassa a tutti i 7.904 comuni italiani, se essi desiderano. Questo cambiamento permetterebbe una maggiore autonomia locale nella gestione delle risorse turistiche e ambientali.

La riforma prospetta, inoltre, un aumento significativo degli importi della tassa di soggiorno, modulato in base al costo del pernottamento:

  • Fino a 5 euro per pernottamenti con un costo inferiore a 100 euro.
  • Fino a 10 euro per stanze tra 100 e 400 euro.
  • Fino a 15 euro per sistemazioni tra 400 e 750 euro.
  • Fino a 25 euro al giorno per hotel di lusso con tariffe superiori a 750 euro a notte.

Un'altra importante novità riguarda l'utilizzo dei fondi raccolti attraverso la tassa di soggiorno. Se finora questi fondi erano destinati esclusivamente a interventi nel settore turistico, la nuova proposta prevede la possibilità di utilizzarli anche per la gestione dei rifiuti. Questo cambiamento mira a sostenere le amministrazioni locali nel mantenimento della pulizia e dell'ordine delle città turistiche.

La proposta di riforma ha suscitato forti reazioni nel settore alberghiero. Federalberghi si oppone fermamente alla misura, sottolineando che "sono trascorsi solo pochi mesi da quando, in vista del Giubileo, il tetto massimo è stato elevato del 40%, passando da 5 a 7 euro per notte e per persona ed è stata introdotta la possibilità di utilizzarla per coprire i costi della raccolta rifiuti, snaturando le finalità dell'istituto". C'è preoccupazione per l'impatto economico della riforma. Per esempio, per una camera in un hotel a tre stelle al prezzo di 100 euro, la tassa di soggiorno potrebbe passare a 10 euro per notte, "come se da un giorno all'altro il peso dell'Iva, che è pari al 10%, venisse raddoppiato".

Anche Confindustria Alberghi fa muro contro la norma allo studio, perché le strutture recettive non possono essere "un mero bancomat per i Comuni". Inoltre, il vincolo di destinazione del gettito - nato per il sostegno delle attività turistiche, la promozione e commercializzazione del turismo - «invece di rafforzarsi sembrerebbe venir meno con l'esplicita previsione di poterlo utilizzare per coprire i costi del servizio rifiuti». L'aumento complessivo dell'imposta, infine, «andrebbe ad applicarsi a destinazioni meno turistiche, contraddicendo gli sforzi di questi anni di operatori e amministrazioni locali, per una migliore distribuzione e destagionalizzazione dei flussi nelle aree interne».

In risposta alle polemiche, il Ministero del Turismo italiano ha cercato di placare le preoccupazioni, chiarendo che "non si sono ancora concluse le interlocuzioni con le associazioni di categoria e gli altri attori istituzionali in vista di una possibile proposta di modifica della disciplina dell'imposta di soggiorno. Il dialogo proseguirà a settembre".

Il futuro della tassa di soggiorno rimane dunque incerto, con ulteriori discussioni e negoziazioni previste per i prossimi mesi. La redazione de Il Vescovado continuerà a seguire gli sviluppi di questa vicenda e a informare i lettori sulle eventuali decisioni definitive.

Fonte: Il Vescovado

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