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Napoli, la beffa più atroce

Inserito da Il Mattino (admin), lunedì 28 gennaio 2002 00:00:00

Impiegherà un bel po' di tempo, il Napoli, per mandare giù l'amaro della gara. Cioè, del risultato. Cioè, di quel vantaggio, sì misero, sì stentato, eppure meritato, che s'è visto sfilare dalla tasca all'ultimo mezzo giro d'orologio del recupero del recupero voluto - e non a torto - da Rosetti. Intanto, le ragioni di questo pareggio che mortifica il sacrificio azzurro e che frena, ma di poco, la rincorsa al Como ed al quarto posto. E le ragioni, quelle più importanti e decisive, sono due: prima di tutto l'ingenuità - chiamiamola così - del signor Graffiedi (nella foto in alto), che, non contento d'un «giallo» per inutile fastidio a Botticella, riesce a farsi buttar fuori per un inutile fallo o quasi fallo dalle parti della porta dei granata. Fesseria in attacco, insomma. L'altra colpa va divisa a metà tra l'imbecillità di tre invasori, che fanno durare la partita quel tanto in più che basta alla Salernitana per segnare, e questo San Paolo rifatto in fretta e bene, certo, ma sempre mal difeso da invasori imbecilli e criminali pistoleri. Cosicché questa Salernitana, per l'occasione assai poco zemaniana (dopo mezz'ora o poco più via un attaccante e dentro un centrocampista), raccoglie sull'ultimo respiro il frutto abbondante del pareggio. Per quelle due ragioni di cui sopra, dunque, il Napoli manca questo pieno. Ma anche perché stavolta Rosetti sbaglia la giornata. Specchio della scarsa vena del giovanotto di Torino, un calcio di rigore per fallo di Fusco su Graffiedi a metà ripresa. E col Napoli già sull'1-0. Niente rigore e niente «giallo» per simulazione. Quand'è così, qualcosa non funziona. E ciò senza neppure scomodare le preoccupazioni arbitrali sbandierate alla vigilia da Aliberti, ieri a bordo campo nell'insolita veste di presidente granata e vicepresidente della Lega. La partita? Detto chiaro e tondo, il match l'ha «fatto» il Napoli. Nel senso che è stato il Napoli a comandare gioco e palla. A credere, cercare e volere quei tre punti. Napoli, se ne saranno accorti anche Corbelli e Ferlaino, che, se solo avesse avuto là davanti, in alternativa al povero Stellone, un centravanti vero, beh, due gol li avrebbe fatti già nel primo tempo. Avvolgente e ragionata, infatti, la manovra azzurra. Ma, poi, inevitabilmente inceppata ai venti metri per il piede «pesante» di Graffiedi e per la mira mai felice di Moriero. E la Salernitana? Insolitamente molle. Stranamente rinunciataria al di là della pressione azzurra. Incredibilmente in sofferenza dietro, in mezzo e avanti. Tant'è che Zeman, il quale sarà pure integralista, ma kamikaze no, non esita a tirar via Gioacchini per far posto a Camorani, con Tedesco mediano di sinistra. Ma gira e rigira, il match non cambia molto. Gira e rigira, il ritornello è sempre azzurro, mentre la Salernitana - che mai fa valere la libertà che a turno godono a sinistra Del Grosso e Campedelli - è costretta a raccogliere briciole di gioco e tiri a rete. Poi nel secondo tempo, al diciottesimo minuto, Villa «raddrizza» in porta un sinistro sbilenco di Jankulovski e mette gli azzurri quasi al quarto posto. Ma il calcio, si sa, è gioco di sorprese. Ed allora prima Rosetti (27') nega quel rigore decisivo, un minuto dopo Graffiedi riesce a farsi buttar fuori, infine, in pieno recupero, tre balordi del tifo napoletano invadono il prato (era già accaduto poco prima), costringendo Rosetti ad allungare ancora d'un minuto la coda della gara. E proprio a metà di quel minuto la Salernitana trova il pari. Con Lazzaro, lesto nel riprendere e scaraventare in rete un pallone che Di Vicino aveva stampato sul palo alla destra di Mancini. Bravo Lazzaro. Però, con tutto il rispetto per il tecnico boemo, non si dica che quel cambio al quarantesimo minuto (fuori Fusco e dentro l'attaccante) sia stata la mossa decisiva. No, Zeman in tutto questo c'entra poco. Il «merito» di quanto è accaduto, infatti, è tutto di Graffiedi, dell'imbecillità di quei tifosi, di uno stadio che sembra una gruviera e, infine, del giovane Rosetti. Bravo, sì, ma stavolta frastornato. Forse anche condizionato.

Mancini deluso: «Dentro ho una rabbia tremenda, non si può pareggiare così»

Ad un certo punto dell'incontro, tutto lo stadio di fede napoletana ha invocato il nome di Mancini (nella foto al centro). Ha visto con quanto ardore il portiere difendeva la causa azzurra. «Ho una rabbia dentro incredibile», dice Francesco «La delusione è enorme per il modo in cui abbiamo perso due punti preziosissimi». Due punti persi nel finale. Proprio come accadde quando Delvecchio fece gol al San Paolo, mettendo il Napoli fuori della zona-Uefa (Cannavaro pianse), o come quando Baggio, facendo gol a Fontana, tolse al Napoli due punti che, alla fine, si rivelarono decisivi per la retrocessione in B. «L'arbitro ha prolungato di un minuto l'incontro», ricorda Mancini «I ragazzini sono entrati in campo e lui ha fatto giocare la gara per un altro minuto. In quel minuto è avvenuto il patatrac. Sul palo la conclusione di Di Vicino, imprendibile quella di Lazzaro. Non so quanto mi passerà questa rabbia».

Corbelli: «Aliberti è riuscito ad intimidire l'arbitro»

A fine gara il presidente azzurro Giorgio Corbelli (nella foto in basso) parla soprattutto di amarezza, e non solo per il risultato. Perché è amareggiato, Corbelli? «Perché meritavamo di vincere, perché siamo ancora vittime dei violenti. Ma, soprattutto, perché in settimana il presidente della Salernitana Aliberti ha fatto dichiarazioni vergognose. Ho preferito tacere per non aizzare gli animi, ma ora parlo». Dica, dunque. «Dico che non è possibile condizionare gli arbitri, dicendo cose che ritengo inaccettabili. E non solo per il Napoli, ma per tutto il movimento». Anche Zeman è stato severo con il Napoli. «Credo che il ruolo di allenatore gli vada stretto. Parla di regolamenti, di Covisoc, forse è pronto per un posto al vertice della Figc». E poi? «Basta con le polemiche. Ma continuo a vedere giorni di festa che rischiano di trasformarsi in tragedie. Invasioni di campo, persone che portano nello stadio armi e razzi». Ed il Napoli cosa intende fare? «Non spetta a noi prendere decisioni. Ma davanti alla mia poltrona c'erano il Questore e il Prefetto. Hanno visto anche loro certe cose». Torniamo alla partita... «Condizionata da certe decisioni. Ad esempio, l'espulsione di Graffiedi: il calcio si gioca 11 contro 11 e non è possibile accettare che si giochi in maniera sbilanciata. Mi farò sentire anche su questo punto». In che maniera, scusi? «Facendomi promotore di una battaglia perché l'espulsione venga cancellata dal regolamento».

Fonte: Il Portico

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