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Napoli, ultima chiamata per Colomba

Inserito da Il Mattino (admin), martedì 26 novembre 2002 00:00:00

Ha ricevuto un attestato di stima e di fiducia da Naldi, ma Colomba (nella foto) è egualmente un uomo solo. Perché, da esperto uomo di calcio, sa che quelle parole («Vada avanti con il suo lavoro. Ha tutta la mia fiducia e quella della società») hanno un valore temporale. Nel calcio non c'è niente di definito e di definitivo. Tanto meno lo sono le promesse e gli attestati di fiducia dei dirigenti. Da settimane, Naldi, espertissimo imprenditore, ma inesperto uomo di calcio, gli dà garanzie. Lo rassicura anche se il Napoli, partita dopo partita, scivola sempre più in basso, verso l'ultimo posto della classifica di serie B. Lo rassicura, cerca di tenere sereno almeno lui, ma sino a quando potrà difenderlo, tutelarlo, sino a quando potrà restare indifferente guardando la squadra scivolare verso la serie C, restare indifferente verso la contestazione della piazza? Al momento, la tifoseria è «spaccata». Una parte contesta apertamente e, in alcuni momenti, violentemente; un'altra parte, più saggia, evita di frequentare, da tempo, gli spalti degli stadi dove si esibisce il Napoli. Giustificatissima l'amarezza, ingiustificabile la violenza. Colomba sa di essere sotto processo, sa che il primo colpevole, quando le cose vanno a rotoli, è l'allenatore. Per ora, Naldi ha scelto di non sacrificarlo. Probabilmente, perché ha sempre aiutato chi lavora con lui e per lui (anche se, da inesperto, non sa che nel calcio spesso questo indirizzo non paga), perché non trascura anche l'aspetto economico. Se da più di un mese non si riesce a riparare un cancello del Centro Paradiso, una ragione ci sarà... Colomba sa che i suoi giorni, pardon, le sue ore saranno contate se dovesse perdere anche con il Palermo. Una decisione che Naldi (nella foto) prenderebbe a malincuore, ma non potrebbe più non avvertire l'esigenza, la necessità di cambiare registro. Perché gli tornerebbero alla mente le parole di qualcuno, a lui vicino, che non la pensa come lui; perché, quando si è sul ciglio di un burrone, istintivamente si è portati a tendere la mano ad un soccorritore. Che si chiami Tardelli o Cagni, Sonetti o Scoglio, bisognerà far qualcosa. Del resto, Colomba sapeva bene che avrebbe comportato seri rischi accettare un organico che De Canio considerava «monco e poco omogeneo» quando poteva contare anche su Magoni, Ametrano, Jankulovski e Luppi. Colomba sapeva bene che il primo a rischiare sarebbe stato lui. Il fatto è che quella squadra, monca e poco omogenea, rinforzata da Dionigi, sta facendo meno, molto meno anche di quanto i più pessimisti avrebbero potuto immaginare. È vero che Vidigal e soci hanno limiti tecnici e caratteriali, ma è altrettanto vero che il loro valore non è e non può essere il penultimo posto del torneo di B. Quindi? Rimane Colomba il primo imputato.

LE CONFESSIONI DI COLOMBA

«Resto perché riuscirò ad invertire la tendenza. I calciatori giocano solo contro loro stessi, non contro di me»

Colomba, la società si sta comportando bene? «La società è equilibrata, non ha perso la bussola. Un segno di maturità, non di debolezza, anche se il calcio è abituato ad atteggiamenti diversi». Via il tecnico se i risultati...«...la società è lineare, limpida. Purtroppo, il suo lavoro non è confortato dai risultati e mi dispiace. In due mesi sono cambiati i nostri obiettivi, in negativo; in altri due mesi potremo cambiare nuovamente, in positivo». Se la società cambiasse allenatore, si risolverebbero i mali del Napoli? «Non credo che, se dovessi andare via io, si risolverebbe il problema. Conosco vita, morte e miracoli dello spogliatoio. Chi arriverebbe, dovrebbe iniziare a capire, perderebbe altro tempo. Conosco la questione e dico che posso risolverla. Il problema è mentale, psicologico». Ha mai pensato di dimettersi? «Non lascio il posto con il Napoli nei guai. Più facile dimettersi dopo aver risolto i problemi». Resta a dispetto dei santi? «Resto per far risorgere il Napoli. Sono certo di riuscirci. Sono uno che lotta anche per far rimangiare a tutti quello che mi stanno lanciando addosso». Ma la squadra gioca contro di lei? «No. Se così fosse, me ne sarei accorto. Ho un confronto quotidiano con i calciatori, certe cose uscirebbero fuori. No, la classifica è solo figlia di tanti errori: rivedo quelli con il Livorno, con il Siena, con il Vicenza, con il Verona, con la Salernitana». Allora, contro chi gioca? «Contro se stessa. Commette errori che rovinano e sprecano quanto di buono prepariamo durante la settimana. È solo autolesionismo». I calciatori non sembrano reattivi. «Lo sono, ma gli errori non puoi prevederli. Spesso, non valutiamo il pericolo». La squadra appare priva di orgoglio, di spirito di reazione. «Impegno e volontà ci sono sempre stati. Vince chi commette meno errori. La Salernitana ha sbagliato solo in fase difensiva e noi non ne abbiamo approfittato. Noi in entrambe le fasi, in difesa ed in attacco». Una provocazione l'inserimento dei due ragazzi? «Ho visto il calo di qualcuno, il nervosismo di qualche altro e ho cambiato. La freschezza e la voglia di Pianese e Mancino sono aspetti importanti, anche se non è il momento storico ideale per il loro lancio». Cosa farà per far risorgere il Napoli? «Dovremo evitare gli errori». È serio il rischio di retrocedere. «Una vittoria e siamo a metà classifica». Con questa squadra? «Sì». Cosa ha detto ai calciatori? «L'allenatore dice le cose giuste nel posto giusto, non in pubblico. Nel posto giusto dice tutto quanto occorre, sul gioco, sulla tranquillità...». Bisognerà chiamare uno psicologo? «No, perché se io non lo fossi almeno un po', sarei un mezzo allenatore. Noi ci siamo infilati in questo tunnel, noi dovremo uscirne, sapendo che non avremo l'aiuto di nessuno». Non crede che ad una squadra poco tranquilla sarebbe meglio dare sostegno e non minacciarla? «Il malcontento è logico che ci sia, ma occorrerebbe arrivare in fretta ad un armistizio. Si può uscire dalla crisi se remiamo tutti insieme. Certi atteggiamenti acuiscono la tensione e la paura». Pensa di chiedere rinforzi alla società? «Con la società parliamo tutti i giorni in cerca di soluzioni. Per ora, non si va sul mercato».

Fonte: Il Portico

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