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Turismo religioso in Costa d’Amalfi: le chiese di Molina e Fuenti a Vietri sul Mare

Inserito da (ilvescovado), mercoledì 21 giugno 2017 16:23:57

Di Giuseppe Liuccio

Probabilmente fu fondata prima del 1080, ma è quasi certo che un primo nucleo abitativo si formò quando gli abitanti di Marcina cercarono rifugio verso l'interno seguendo l'alveo del fiume Bonea. Si tratta di Molina, che nel secolo XIII si chiamava Casale Molinae per la presenza di vari mulini che sfruttavano le acque dei torrenti Summonte e Tulimeri, provenienti dai monti Finestra e Pietrasanta per confluire nel Bonea, appunto. Il Carraturo testimonia che il villaggio era molto delizioso e salubre, nonostante la posizione bassa e la conseguente umidità per la vicinanza del fiume. Già nell'antichità aveva una sua chiesa, che era stata fondata da San Leone. Oggi non esiste più, però ne è rimasto il nome del fondatore nella località dove sorgeva. Nel 1954 Vietri fu colpita da una da una terribile alluvione e i danni di quella tragedia li subì soprattutto Molina. Infatti andò distrutta non solo buona parte del paese, ma anche la chiesa parrocchiale di Santa Maria della Neve, che sorgeva alla confluenza de torrente Summonte con il Bonea. La chiesa fu ricostruita nello stesso sito in stile romanico moderno e la Madonna viene festeggiata, come da calendario, il 6 agosto, con grande affluenza di popolo, anche perché nello stesso giorno si svolge la caratteristica sagra dei cocomeri.

Da sottolineare una curiosità che è diventata storica nell'immaginario collettivo popolare e che in un certo senso è parte integrante delle superstizioni religiose radicate nella tradizione. Nella località Arenella sorgono i piloni di un acquedotto semi distrutto proprio in seguito all'alluvione. Nella fantasia popolare esso sarebbe stato costruito in una sola notte dal diavolo e sotto le sue arcate vi sarebbe stato nascosto un tesoro, mai trovato nonostante vari tentativi di ricerca. Ma la leggenda sfuma nella dolce nenia dell'acqua che scorre tra gli argini e sfuma nella pace del relax del villaggio, di cui si occupò da par suo anche Alfonso Gatto in un reportage d'amore e di dolore in occasione dell'alluvione del 1954, quando la furia della natura seminò rovina e morte.

Ma in questa carrellata del Turismo religioso nelle frazioni di Vietri ci corre l'obbligo di fare un doveroso cenno alla Madonna del Buon Consiglio di Fuenti. Esiste in proposito una pia leggenda che mi è stata trasmessa dall'amica Roberta Pecoraro, che è attenta e scrupolosa custode di storia e tradizioni vietresi e che ringrazio di cuore. In sintesi: nei fatti, è confermato che l'Icona Mariana fu rinvenuta a Fuenti sulla spiaggia chiamata "d'o Nilo", che è divisa idealmente a metà tra i Comuni di Cetara e Vietri. La leggenda vuole che i pastori facendo una sosta a Pogerola, nel riprendere l'icona, per intraprendere il cammino, restassero interdetti dal marmo che era diventato talmente pesante da non riuscire più a sollevarlo. E quindi resero partecipe di tale accaduto miracoloso, la popolazione di Pogerola e di Agerola, che decisero di costruire una cappella per conservare e venerare l'icona Mariana, ancora oggi festeggiata 15 giorni dopo la Pasqua. I fatti relativi al ritrovamento dell'Icona e al successivo trasporto a Pogerola, furono svelati anche con l'ausilio di Padre Don Gennaro Schiavo, monaco Benedettino, il quale, spulciando negli antichi e rari manoscritti custoditi presso l'Abbazia Benedettina della S.S. Trinità di Cava de' Tirreni, ricostruì passo dopo passo, gli accadimenti relativi alle antiche genti di Fuenti. La figura della Madonna del Buon Consiglio, presente oggi a Fuenti, estratta da una scena più completa dell' antica icona marmorea di incerta fattura e provenienza, sicuramente accostabile, per tecnica impiegata, alla tarda epoca bizantina, è stata riprodotta dal Gran Maestro Francesco Raimondi. Le sfumature cromatiche del colore verde oltremare, adottate dal maestro per realizzare l'opera, affondano le loro radici nei secoli trascorsi, pregnanti di alterne dominazioni ed influenze culturali, ma con grande piacere estetico e nel rispetto della tipica tradizione dei ceramisti del luogo: Invece i decori sono rigorosamente effettuati a mano e su smalti a crudo, riproducendo fedelmente le tecniche pittoriche tipiche della Ceramica Vietrese.

Dopo Fuenti si ritorna a Vietri e si consiglia, per concludere, un gradevole itinerario alla scoperta di un paesaggio che si apre sull'infinito di cielo e mare. Basta incamminarsi, partendo dalla Ceramica Solimene lungo il viale della Madonna degli Angeli per poi scendere sulla Nazionale ora chiamata Via Benedetto Croce. Si gode di un'aria fresca assicurata da un lungo filare di lecci. Vi si gode di un panorama da visibilio di piacere che spazia fino a Punta Licosa dal lato sinistro e sulla Costa d'Amalfi fino a Capodorso, a destra. Alla fine del Viale c'è la chiesa di Santa Maria degli Angeli, realizzata nel 1500 e, giù, sulla strada nazionale l'omonima Cappella fatta costruire dalla Duchessa di Monteleone, Anna Maria Piccolomini. Nella chiesa della Madonna degli Angeli è conservato il monumento funebre del duca Gerardo Caracciolo, proprietario della Villa Carosino e morto nel 1848. Altra interessante curiosità storica: in questo luogo sorgeva anche un convalescenziario dove per un breve lasso di tempo soggiornò anche il grande papa Gregorio VII, che, come tutti sanno, successivamente morì, in esilio, a Salerno, nel cui duomo è sepolto. Nella passeggiata è possibile godere del panorama unico ed irripetibile che offre Vietri con lo spettacolo di Amore e Morte degli scogli dei "due fratelli", che ha fecondato miti e leggende di straordinaria emotività poetica e della Torre Crestarella luminosa di luce nel regno della Bellezza che conflagra nel fuoco del tramonto anticipando il paradiso della Divina Costiera, di cui Vietri è giustamente esaltata come agognata porta di ingresso.

Fonte: Il Vescovado

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