Tu sei qui: Eventi e SpettacoliSiano celebra dal 1979 la Sagra della Braciola di Capra e della Percoca nel vino
Inserito da (Admin), domenica 27 luglio 2025 16:23:47
È il 1979 quando, nell’ambito della Settimana Sianese, nasce una delle sagre più identitarie della Campania: la Sagra della Braciola di Capra e della Percoca Sianese nel vino. Un appuntamento che fin da subito si pone l’obiettivo di raccontare la civiltà contadina del luogo, promuovendo non solo i sapori tipici, ma anche la memoria collettiva di una comunità che nella terra e nei frutti ha sempre trovato sostegno, orgoglio e identità.
A organizzare oggi l’evento è l’Associazione Sagra della Braciola di Capra e della Percoca Sianese nel Vino, custode delle antiche ricette e delle storie legate a questi due prodotti simbolo. Una tradizione che ha ottenuto il riconoscimento ufficiale nel 2005, quando il Ministero delle Politiche Agricole e Forestali ha inserito la Braciola di Capra e la Percoca Giallona di Siano tra i prodotti tipici regionali della Campania (G.U. n.174 del 28/07/2005).
La Valle dell’Orco, culla della pastorizia, è da sempre ambiente ideale per l’allevamento caprino. I pascoli del Monte Porche garantiscono una carne genuina e saporita, protagonista della famosa braciola: un involtino di carne disossata, ripieno di aglio, prezzemolo, pecorino, sale e pepe, rosolato in olio e sfumato con aceto o vino, per poi cuocere lentamente in un sugo semplice di pomodoro. Un piatto robusto, popolare e profondamente radicato nella cucina di Siano.
Accanto alla braciola, a donare profumo e dolcezza, c’è lei: la percoca giallona. Nessun giardino a Siano ne è privo, e ogni famiglia ne attende la maturazione tra fine luglio e inizio agosto. Immersa in un bicchiere di Piedirosso, la percoca diventa simbolo di convivialità, in un connubio che rinfresca e unisce, resistendo al tempo e alla modernità. Eppure, questo frutto dalla forte diffusione locale rischia oggi l’estinzione.
Anche per questo, la sagra si fa presidio: salvaguardare la percoca giallona, promuovere l’allevamento caprino locale e tramandare una cultura fatta di vento, terra e gesti antichi. È una festa, sì, ma soprattutto un atto d’amore per un territorio che non vuole dimenticare le sue radici.
Fonte: Il Portico
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