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Tramonti: domenica 6 a Gete "Il Mosto che diventa Vino"

Inserito da (redazionelda), lunedì 30 novembre 2015 18:15:03

E' una delle trentaquattro varietà autoctone presenti in Campania. Si tratta del Tintore, ancora coltivato a piede franco tra i terrazzamenti di Tramonti, l'Associazione Gete, nata nell'omonima frazione di Tramonti dall'impegno di una ventina di soci (coltivatori e appassionati), ha promosso per domenica 6 dicembre, la decima edizione dell' happening in cui spiccano sapori, tradizioni e patrimonio vitivinicolo locale che ha proprio nel suo vitigno autoctono Tintore il protagonista dello sviluppo territoriale.

Visite guidate ai vigneti centenari, scampati alla fillossera e per questo sorprendentemente a piede franco; una serie di degustazioni dei prodotti tipici e dei vini Doc della Costa d'Amalfi, animeranno questa domenica di dicembre durante la quale sono previsti anche incontri del gusto e percorsi guidati attraverso il paesaggio culturale di Gete, fatto di grotte e vigneti che si dipanano lungo la via degli Asceti.

Il Mosto che diventa Vino, l'iniziativa dedicata al vitigno autoctono che quest'anno ricorda la tragica alluvione del 1954, è sostenuta dalla Regione Campania, Assessorato all'Agricoltura e dal Comune di Tramonti.

Nella cappella rupestre, risalente al secolo VIII, si svolgerà a partire dalle 10,30 la tavola rotonda dal titolo "A Tramonti: i luoghi della fatica contadina nell'alt(r)a Costiera".

L'evento si aprirà con la presentazione dei vini ottenuti da vigne storiche, un'esposizione fotografica e documentaria "Fra cantine, torchi e palmenti" con la cultura contadina che si esprime negli oggetti risultato dell'ingegno dell'uomo e di esperienze secolari.

Ai saluti del sindaco Antonio Giordano e del presidente dell'associazione "Gete", Domenico Taiani, moderate dal giornalista de "Il Mattino" Mario Amodio seguiranno le relazioni degli storici Giuseppe Gargano (Produzione del vino a Tramonti e nel territorio amalfitano nei secoli del Medioevo) e Donato Sarno (Tramonti comunità rurale. Importanza e ruolo sociale dell'agricoltura tra XIX e XX secolo).

Seguirà l'intervento del coordinatore regionale dell'Associazione "Città del Vino" Raffaele Ferraioli, della giornalista enogastronomica Monica Piscitelli e di Margi De Rosa con intermezzi recitati di brani poetici, frasi, aforismi, wellerismi, filastrocche sul vino. Al termine il giornalista Alfonso Bottone presenterà il volume: "Il lavoro delle donne - Storie dalle zone alte della Costa d'Amalfi" di Rita Di Lieto (Edizioni Officine Zephiro).

A seguire degustazione di prodotti tipici locali accompagnati dai "Vini storici".

Tramonti, con i suoi terrazzamenti e suoi prodotti tipici, è da considerarsi l'altra faccia della Costiera Amalfitana, quella più produttiva e anche per questo sempre più vocata a quel turismo attento alle tradizioni e alle sollecitazioni della storia. Una civiltà che continua a mantenere in vita antiche usanze e antichi mestieri come la lavorazione dei formaggi e delle ceste di vimini, oltre alla coltivazione dei suoi vitigni ultracentenari che si dipanano con fitte trame su pergolati retti da impalcature fatte con pali di castagno. Un'autentica rarità nel panorama viticolo internazionale, ma anche l'eredità della metodologia di allevamento che si utilizzava migliaia di anni fa con gli etruschi che popolavano questa zona.

Degli antichi vitigni, che hanno fatto la storia e la fortuna dei vini della sottozona Doc di Tramonti, molti risultano essere ancora produttivi e per giunta su piede franco, proprio perché scampati alla fillossera. Si tratta di uve strettamente legate al territorio e in qualche caso esclusive dell'entroterra amalfitano come il Tintore, appunto, in qualche caso vinificato in purezza. Un tentativo che anche le cantine della zona hanno esperito già dallo scorso anno introducendo sul mercato un altro prodotto di nicchia dalle straordinarie potenzialità.

Il Tintore, una straordinaria varietà di uva, si presenta con grappoli conici e pochi acini. Molto lunghi e assai spargoli, i grappoli godono di un'ottima maturazione e di un ottimo microclima al proprio interno, capace di farli resistere per lungo tempo sulla pianta. Ma anche di difendersi autonomamente dall'attecchimento di malattie come la botrite e il marciume. La foglia è invece la carta di identità di una varietà d'uva, e quella che caratterizza il tintore presenta, a differenza delle altre, un profilo increspato con una pelosità della pagina inferiore che al tatto si manifesta quasi vellutata.

A questo si aggiunge un altro particolare: il cuneo pronunciato verso il basso che rende ben identificabile questa varietà. Uva tardiva, il tintore viene raccolto nel periodo vegetativo compreso tra la fine di ottobre e l'inizio di novembre. E sono proprio i suoi grappoli ad indicarne il momento attraverso l'appassimento degli acini che rappresenta una sorta di richiamo quando si è prossimi alla vendemmia.

Fonte: Il Vescovado

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