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Tu sei qui: Gourmet«La generosità di cuore l’ho ereditata da mia madre»: Sal De Riso si racconta a pochi giorni da 'Cucinapoli'

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Il Maestro pasticciere della Costa d'Amalfi protagonista dell'evento solidale al Caruso di Ravello

«La generosità di cuore l’ho ereditata da mia madre»: Sal De Riso si racconta a pochi giorni da 'Cucinapoli'

Il 20 luglio, tra i protagonisti dell'evento benefico Cucinapoli, ci sarà anche Sal De Riso, che condividerà i suoi dolci e un messaggio profondo: la riconoscenza e la generosità non dipendono dalla ricchezza, ma si esercitano ogni giorno. Un racconto intimo che parte dai ricordi familiari e si traduce in impegno concreto verso chi ha più bisogno.

Inserito da (Redazione il Vescovado Notizie), giovedì 17 luglio 2025 12:15:02

Di Emilia Filocamo

 

Il gioco cucina/sartoria in cui mi sono imbattuta dall’inizio dell’avventura Fondazione Isaia, quella che ci porterà dritti al 20 luglio prossimo, e all’evento Cucinapoli che si terrà al Caruso, questa volta non necessita di troppe domande. Il maestro pasticciere Sal De Riso, fornisce in una risposta le "istruzioni" del gioco, lancia il dado della partita sin dalle prime battute della nostra chiacchierata e anticipa il senso stesso di questa intervista. Nel contempo, con grande generosità e spontaneità, condivide un ricordo familiare assolutamente in armonia con la finalità dell’evento Cucinapoli, oltre che prova del nove di un’attitudine al bene che ha affonda le radici nel passato.

Maestro De Riso, di tutte le sue famose creazioni, quella che " indossa" meglio e che la identifica maggiormente, rispecchiando il suo percorso professionale? Penso che sia opportuno citare una battuta che faccio spesso ai miei clienti. Ognuno mi chiede sempre una torta diversa, che sia per un matrimonio, per un compleanno o altro, deve sempre essere assolutamente unica, personalizzata. La mia risposta, ogni volta, è sempre la stessa: io faccio " abiti su misura" Non importa se la richiesta prevede tre gusti diversi o particolari inserimenti, noi creiamo di volta in volta dolci sempre diversi, come è giusto che sia per una realtà artigianale. Proprio come avviene in una sartoria, ogni torta, ogni dolce è diverso dall’altro e si adatta, di volta in volta, alle esigenze, alle richieste, alle differenze di altezza o di gusto. Quindi credo di essere assolutamente in linea con la storia dell’azienda Isaia, leader ed espressione dell’alta sartoria non solo a livello nazionale ma anche all’estero, così come avviene per noi con la pasticceria e con il gusto.

Maestro, i suoi dolci chiuderanno la serata del 20 luglio al Caruso, un evento in cui si guarderà ai meno fortunati. Ci può dire quali sono i tre "ingredienti" di cui oggi abbiamo bisogno per aiutare davvero gli altri? Sono solito fare attività di beneficenza, anche se magari molto in sordina, soprattutto per quanto riguarda le strutture ospedaliere a cui forniamo attrezzature e tutto il necessario. Credo che sia il modo più giusto per ringraziare la vita per quello che abbiamo avuto. Ho ricevuto tanto, e non solo professionalmente, ma anche da un punto di vista familiare, il minimo che io possa fare è ricambiare e ringraziare Dio ogni giorno per quello che ho. Quando stai bene in salute, quando hai una famiglia unita, tutti gli altri problemi, assolutamente connaturati alla vita e al lavoro, possono essere risolti e passare in secondo piano. Quindi direi che il primo ingrediente è sicuramente la riconoscenza. Poi, per quanto riguarda il secondo ingrediente, sono convinto che fare del bene sia un’azione che non costa nulla e che, tra l’altro, ti fa sentire anche meglio. La definirei quasi un esercizio quotidiano. Chi mi conosce, sa che sono solito aiutare nei modi più svariati, spesso anche solo fornendo dei suggerimenti a chi me lo chiede, anche ai colleghi. Se ritengo di essere preparato in quel determinato contesto o in quella materia, lo faccio volentieri. E l’aspetto più bello è vedere che la riconoscenza spesso torna indietro dopo anni. Mi capita di incontrare persone che mi ringraziano per qualcosa accaduto molti anni prima e che magari non ricordo. Direi che ho ereditato questo da mia madre. E’ scomparsa purtroppo giovanissima, aveva 53 anni, e ancora oggi, a distanza di tempo, incontro persone che mi dicono che mia madre le aveva aiutate in una particolare circostanza. Quindi la generosità di cuore va esercitata, è una predisposizione ma va esercitata e non dipende dalla condizione economica. Ecco, direi che questo è il secondo ingrediente e che riconoscenza e generosità di cuore, sono sufficienti.

 

Due ingredienti invece di tre: il Maestro Sal De Riso è genio creativo e talento, e l'assenza del terzo ingrediente non invaliderà certo il risultato finale, il gusto, quello speciale che hanno le buone azioni. La sua maestria capace di combinare consistenze e aromi, ha compiuto un’altra magia, la più dolce di tutte forse. E sfido chiunque adesso a non sentirne il sapore.

 

(Foto: Massimiliano D'Uva)

 

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"Cucinapoli Summer Dream": all'Hotel Caruso di Ravello un evento di beneficenza per la Fondazione Isaia

Fonte: Il Vescovado

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