Nuove ombre si allungano sul sabotaggio dei gasdotti Nord Stream 1 e 2, fatti esplodere nel settembre 2022 nel Mar Baltico. A distanza di tre anni, la vicenda - mai del tutto chiarita - conosce un clamoroso sviluppo: secondo quanto riportato dal quotidiano tedesco Welt, gli inquirenti federali sarebbero convinti che l'operazione sia stata condotta su ordine diretto di Valerij Zalužnyj, all'epoca comandante in capo delle forze armate ucraine.

L'inchiesta si è concentrata sullo yacht Andromeda, noleggiato e utilizzato dal presunto commando responsabile dell'attentato. Gli investigatori della polizia e della procura tedesca ritengono di aver risolto il caso, grazie a una serie di riscontri raccolti nel corso delle indagini. Una fonte interna, citata dal giornale, avrebbe confermato che l'equipaggio dell'Andromeda ricevette l'incarico direttamente da Zalužnyj, oggi nominato ambasciatore ucraino nel Regno Unito.

L'ipotesi, se confermata, avrebbe conseguenze dirompenti. Fin dall'inizio del caso, erano circolate accuse e sospetti su una possibile responsabilità russa, ma le prove non avevano mai offerto certezze. La pista ucraina, invece, era stata ventilata da tempo, senza però trovare conferme ufficiali.

L'attentato ai gasdotti - infrastrutture cruciali per il trasporto del gas russo verso l'Europa - aveva avuto un impatto politico ed economico enorme, aggravando la crisi energetica e alimentando tensioni geopolitiche tra Mosca e l'Occidente.

Il governo ucraino non ha commentato direttamente le indiscrezioni di Welt, ma la notizia riapre un dossier rimasto finora tra i più delicati e controversi del conflitto in corso. Un tassello che rischia di incrinare ulteriormente i già complessi equilibri internazionali.