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La Legge Merlin che salvò la dignità della donna di ieri. E oggi?

Inserito da (Redazione), mercoledì 6 marzo 2019 13:55:01

Di Patrizia Reso

In vista dell'8 marzo, giorno trasformato, dalla cultura patriarcale economica, da Giornata Internazionale della Donna in festa della donna, per svilirne il contenuto, ho pensato di affrontare un tema e, prima di farlo, desidero sottolineare che di "Festa delle donne" ne riconosco una sola, la commedia leggera scritta da Aristofane e andata in scena nel 411 a.C.

Il tema invece è quello delle case di tolleranza. Cosa sono le case di tolleranza, altrimenti dette "case chiuse" e, volgarmente, casini? Sono i luoghi della prostituzione ufficiale e autorizzata, una prostituzione di Stato, legittimata da controlli medici periodici e finalizzata a salvaguardare il pubblico decoro, alias, per intenderci, oggi la periferia di una città. Non c'è nulla di sociale, ma solo finalità ambientali/urbanistiche.

Si vocifera, già da un po', una legge che vada a disciplinare questo settore, riproponendo l'apertura delle "case chiuse". Dato che questo "tipo di imprenditoria" era legalizzato, all'interno delle case vi erano cartelli in cui, oltre ad indicare le tariffe, "pregavano i frequentatori di evitare schiamazzi e rumori inutili", conservando un comportamento sobrio, per "il buon decoro della casa".

I governanti quindi erano in pace con la propria coscienza; il meretricio c'era, ma non si vedeva. Non ha alcun rilievo che le donne fossero schiavizzate dai titolari:" Deve sapere che dormiamo negli stessi letti dove ogni giorno riceviamo i clienti e ogni notte è una tortura, quasi tutte abbiamo incubi e non possiamo dormire per ore e ore. E quando mi sveglio è peggio perché rivedo lo stesso letto, gli stessi mobili, ecc. ecc. I padroni sono degli sporchi individui, i mezzani sono peggio di loro (...)" E' uno stralcio di una lettera, ne ha ricevute a valanga, scritta da una prostituta ad Angela Merlin, la senatrice (una donna, guarda caso!) che, nel 1958, riuscì a fare approvare una legge per la chiusura delle "case chiuse", che erano considerate all'epoca un misto tra vergogna e leggenda (oggi il fenomeno ha proporzioni ancora più drammatiche), nell'Italia proiettata verso il boom economico.

Era un'Italia che si andava sviluppando, economicamente e culturalmente. Era un'Italia diversa da quella di oggi, povera economicamente e culturalmente. Non a caso stiamo assistendo ad un regresso sociale (e non solo), in particolare per la donna, basta considerare il decreto Pillon, la possibilità di lavorare fino al 9° mese di gravidanza, le false notizie relative all'IVG - in netta diminuzione, dati Istat - per affossare l'autodeterminazione della donna, ... e chi più ne ha, più ne metta.

Per terminare, ha sempre valore il vecchio principio economico: "Se non c'è richiesta, non c'è offerta". Difficile trovare sul mercato un prodotto non richiesto, si trattasse anche di un farmaco salvavita. La Merlin non si è risparmiata neppure in questo, "Ah! Questo paese di viriloni che passano per gli uomini più dotati del mondo e poi non riescono a conquistare una donna da soli", ma sosteneva anche, determinata: "Io non ho abolito la prostituzione. Io ho abolito lo sfruttamento di Stato della prostituzione e delle donne e me ne vanto".

 

Citazioni da "Come eravamo. Addio alle case chiuse. 1958", Fabbri Editori

Fonte: Il Portico

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