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La morte non è la fine di tutto... chi si ferma è perduto! L'opera di Don Pantaleone

Inserito da (redazionelda), lunedì 22 marzo 2021 16:39:42

di Nicola Amato

 

Ricorrono oggi sedici anni dalla scomparsa di Mons. Pantaleone Amato avvenuta il 22 marzo del 2005, martedì santo.

Per l'occasione, quale nipote ed esecutore di alcune sue volontà testamentarie, mi piace ricordare alcuni aspetti della vita di Don Pantaleone per rappresentare il ns impegno sulla strada tracciata da Don Pantaleone.

Pochi giorni prima della risurrezione di Cristo, Don Pantaleone, illuminato da Dio, già presagendo l'avvicinarsi al Padre celeste, aveva scritto il suo testamento spirituale nel messaggio pasquale che di lì a qualche giorno sarebbe stato distribuito ai suoi parrocchiani.

"La vita di tutti noi dovrebbe essere una corsa verso l'Assoluto... Sulla strada che ci porta a Dio è necessario correre, così potremo scoprire quanto sia vuota la vita senza Dio...... Chi si ferma è perduto; chi dispera di trovare Dio nella propria vita, oggi, domani o sempre, forse non lo troverà mai".

Aveva anche scritto che " ...la morte non è la fine di tutto" perché chi crede in Gesù è meritevole della vita eterna.

La missione affidata a tutti noi è quella di cercare Dio non nelle cose materiali di questa terra, che non fanno altro che allontanarci dal messaggio evangelico, ma correre sulla via del bene ed essere testimoni, perché Gesù è veramente risorto ed è il primo di una immensa folla di figli di Dio, per cui la morte non è la fine di tutto.

Ecco gli insegnamenti indelebili che ci ha lasciato: correre sulla via del bene e alla ricerca di Dio, senza tener conto se si è giovani o vecchi, se è giorno o notte, se è mattino o sera, se da soli o in compagnia.

Ho voluto riportare questi passaggi e insegnamenti significativi della vita terrena di Don Pantaleone in cui egli parla della vita di ognuno di noi: una vita che si regge sul movimento, sul correre continuo e guai a fermarsi, perché chi si ferma è perduto! Quindi si sprona a correre sulla via del bene e alla ricerca di Dio, senza tener conto se si è giovani o vecchi, se è giorno o notte, se è mattino o sera, se da soli o in compagnia.

"L'importante è che tutti ci sforziamo a rendere questo mondo sempre più bello e accogliente con la nostra fede, col nostro amore e con la nostra umiltà".

SEMPRE PRESENTE

Ma la corsa di Don Pantaleone non era solo spirituale. Se ripercorriamo col pensiero "La strada di Don Pantaleone" , ci accorgiamo che tutto ciò che circonda quanti vivono nella periferia di Ravello, dagli abitanti di San Cosma a quelli di Torello, alla comunità di San Pietro alla Costa, agli abitanti di Sambuco, parla di Don Pantaleone: le sue intraprendenti iniziative sono diventati dei monumenti pieni di vita, come la Chiesa e la Casa Diocesana di Sambuco, la Casa del Pellegrino di San Cosma, le case per i cittadini sempre a San Cosma, la ristrutturazione delle chiese di Torello e San Pietro, e, su tutti, il Santuario, un monumento ricco di vita e di fede, nonchè la strada, quella rotabile, per alleviare il pellegrino che, ammalato, chiedeva il conforto dei Santi medici.

Don Pantaleone sia in vita che dopo la morte ha avuto sempre a cuore la sua Parrocchia di San Pietro alla Costa e San Michele Arcangelo di Torello, ma soprattutto il Santuario dei Santi medici Cosma e Damiano, suoi compagni in vita.

Nel testamento olografo, ha lasciato ogni suo avere alla Parrocchia, ai sacerdoti bisognosi e ai poveri, preoccupandosi di assicurare una dote per le necessità e il fabbisogno della Chiesa-Santuario di San Cosma e Damiano, lasciando allo stesso ogni suo avere, al fine di assicurare un sostegno economico ai suoi successori per continuare la sua opera.

Ne la "Voce del Santuario" del 1972, don Pantaleone scriveva: Un proverbio dice: chi si ferma è perduto. La vita è nel movimento. Quanti lavori sono stati intrapresi, eppure il traguardo non è ancora raggiunto. Per tutto quanto c'è la Provvidenza che tutto vede e a tutto provvede.

IL NUOVO CORSO

In questi anni abbiamo cercato di emulare il ns compianto parroco continuando la sua opera.

E così ci siamo improvvisati costruttori di opere che tanto hanno giovato alle ragioni della Chiesa Santuario (Ascensore, Casa di accoglienza, Piazzetta, adeguamento Santuario) e della Parrocchia (Cripta San Pietro, Chiesa Torello e da ultimo il restauro della Chiesa di San Pietro).

Oggi stiamo ristrutturando le case sottostanti il Santuario per concederle in locazione alle giovani coppie e/o a chi si trova in difficoltà.

Noi ci siamo impegnati a continuare l'opera di Don Pantaleone, lo facciamo volontariamente perché ci crediamo, con spirito di servizio e di fede, non senza sacrificio, senza mai fermarci, nella certezza che le future generazioni sapranno cogliere quest'impegno e saranno motivati dal continuare l'opera di Don Pantaleone, per il bene della Chiesa e degli uomini.

Ad oggi vorremmo che Don Pantaleone ci sorridesse da lassù per trasmetterci la certezza che la morte non sia la fine di tutto!

>Leggi anche:

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Fonte: Il Vescovado

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