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Tu sei qui: Storia e StorieMax e Flora, gli ebrei che nobilitarono l'arte della ceramica a Vietri sul Mare

Storia e Storie

Il servizio su Rai Due, lo scorso 16 settembre, a “Sorgente di vita”

Max e Flora, gli ebrei che nobilitarono l'arte della ceramica a Vietri sul Mare

Nel suo libro “La ceramica sugli scogli” Antonio Forcellino, restauratore di fama vietrese doc, racconta la storia di questi artisti stranieri che insieme ad artigiani locali fondano un'industria di ceramica dal successo mondiale

Inserito da (Maria Abate), lunedì 1 ottobre 2018 20:06:31

Una storia sconosciuta ambientata tra i vicoli e il mare di Vietri, sulla costiera amalfitana: tra gli anni '20 e '30 del secolo scorso qui vissero Max e Flora Melamerson, ebrei tedeschi fuggiti dalla Germania di Hitler e trapiantati nella "terra dove fioriscono i limoni".

Nel suo libro "La ceramica sugli scogli" Antonio Forcellino, restauratore di fama, vietrese doc, racconta la storia di questi artisti stranieri che insieme ad artigiani locali fondano un'industria di ceramica dal successo mondiale. Questa storia meravigliosa è stata raccontata su Rai Due, lo scorso 16 settembre, da "Sorgente di vita", rubrica quindicinale di vita e cultura ebraica a cura dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane.

Ispirazione della ceramica di Max e Flora sono le abitazioni sul mare, che danno origini a paesaggi suggestivi. Loro stessi abitavano e lavoravano sul mare, in una casa che resiste ancora al tempo. Il loro merito è stato quello di nobilitare un’arte che a Vietri era "rozza", funzionale alle esigenze primarie della vita, e renderla preziosa e ricercata in tutto il mondo.

Ma poi arrivano le leggi razziali del 1938 a intralciare i sogni di Max e Flora, che vengono internati nel campo di internamento di Ferramonti di Tarsia, in provincia di Cosenza. Liberati dagli alleati, i due non riescono più a riprendere la propria attività: lui è gravemente malato e la fabbrica è stata saccheggiata. Il nipote Raffaele De Vivo, dopo la guerra, ha ricomprato ciò che era stato rubato ai suoi nonni.

«Mia nonna mi diceva di vivere in compagnia di artisti, perché in un quadro c’è parte dell’anima dell’artista», racconta Raffaele.

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Fonte: Amalfi News

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