Tu sei qui: Storia e Storie"‘O buono o fai fesso, ma ‘o fesso nun o fai maje capace": la saggezza di un popolo (43)
Inserito da (redazionelda), lunedì 15 luglio 2019 09:21:06
di Antonio Schiavo
Se l'Accademia della Crusca, la più alta e prestigiosa istituzione nazionale a tutela dell'italiano, comprese tutte le sue evoluzioni susseguitesi negli anni, ritiene di dover pubblicare il "Vocabolario del Dialetto Napoletano" di Emanuele Rocco (4 volumi), vuol dire che questo dialetto assurge al rango e alla dignità di una vera e propria lingua, che travalica i confini di una singola regione.
Nel nostro piccolo e con le dovute proporzioni è quello che stiamo sostenendo con la veicolazione dalle pagine de Il Vescovado di questa rubrica tentando di dare ad essa, con tutte le ovvie difficoltà connesse alla ricerca, anche una certa regolarità temporale.
Veniamo ai detti e ai proverbi di oggi:
‘O buono o fai fesso, ma ‘o fesso nun o fai maje capace:
A lavare la testa all'asino si perde l'acqua e il sapone;
Se fa russo ‘ncoppa a noce d'o cuollo (o do cuzzetto):
Si dice di persona insensibile, che non si vergogna di nulla;
Cu ‘ o tiempo e cu' a paglia ammaturano ‘e nespole:
Prima o poi i nodi vengono al pettine. Basta saper aspettare;
E fatto marenna!:
Hai preso un bell'impegno, ci vuole tanta fatica, ti complichi la vita;
E' fatto juorno una vota:
E' accaduto all'improvviso, inaspettatamente;
A' femmena è comm' alice, levata ‘a capa è tutto buono:
So che perderemo un po' di lettrici ma è un detto popolare di chiara evidenza e significato (Perdonateci!!)
‘O puorco se sonna ‘e cerze:
Ognuno ha i suoi traguardi. E' inutile fare, presuntuosamente, il passo più lungo della gamba;
Addo' cantano tanta galle nun fa maje juorno:
Non si riesce a trovare il bandolo della matassa quando ciascuno vuole dire la sua, senza ascoltare gli altri;
Te si ‘nguaiato pe' na scesa ‘e cannarone:
Per un peccato di gola ti sei rovinato, stai pagando le conseguenze di non esserti saputo controllare;
Gioverì a murzillo, chi nun tene denare se ‘mpegna na figlia:
Bisogna onorare a tavola il giovedì grasso, a costo di indebitarsi:
E' na lanterna ‘e vava:
Che fa pochissima luce. Per gli uomini: di chi è senza spina dorsale, che non prende posizione, mediocre;
Tene l'anne ‘e Vavone:
Di chi è molto anziano oppure di oggetti vetusti assai;
Tene ‘na ‘ntelligenza crapegna:
Questo detto è stato ripreso spasso da Sgarbi: "Capra, Capra!";
Dopp'arrubbato mettetero ‘e porte ‘e fierro:
Sono intervenuti quando il danno era già fatto;
E' ditto mamma ca o pruove:
Quando ci si trova a tavola da uno chef stellato e della nouvelle cuisine. E' una porzione ridicola;
A' ciorta d'a zetella stace sotto ‘a pampanella:
Molte volte la fortuna è più vicina di quanto si pensi.
(continua)
Nelle foto (fondo Alfonso Marsico) donne che trasportano sacchi tra le vie di Ravello.
Fonte: Il Vescovado
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