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Era l’agosto del 2003

Quando a Torella dei Lombardi Ennio Morricone ricordò Sergio Leone

Inserito da (redazionelda), martedì 7 luglio 2020 11:36:54

di Lorenzo Bellofatto

Torella dei Lombardi, Piazza Europa. L'altura che avvolge il Castello Candriano, terrazza della verde Irpinia, traversata a valle dalle acque del fiume Fredane, è il luogo dei natali a Vincenzo Leone, padre del grande regista Sergio Leone. Il promontorio, adagiato sulle ruvide colline e abbracciato dai paesi limitrofi di Villamaina, Frigento, la Valle d'Ansanto, la sua Mefite- luogo di grande suggestione - insieme ai cittadini di Torella dei Lombardi, si stringe universalmente all'ultimo ed eterno commiato al genio e musicista Ennio Morricone, il giorno seguente la sua scomparsa, all'età di 91 anni. La sua fama è esplosa proprio grazie al sodalizio artistico con Sergio Leone, il padre dei film Spaghetti Western, ed è proseguita con grandi collaborazioni: da Bertolucci a Carpenter, solo per citarne alcuni. Con lui e con il suo ricordo se ne va un pezzo della storia della musica, specialmente da film, mondiale. E' stato autore delle colonne sonore più belle del cinema da "Per un pugno di dollari" a "Mission", "C'era una volta in America" e "Nuovo cinema Paradiso". Torella, il mio paese natio, per molti anni è stata capitale italiana del cinema Western con il "Premio Sergio Leone" e l'associazione "Sergio Leone", tutt'ora presente sebbene inattiva da qualche anno. Il Festival per molti anni ha omaggiato il regista romano. Le scintillanti colt di Clint Eastwood in "Per un pugno di dollari" turbavano dolcemente gli sguardi degli spettatori durante le varie kermesse che, oltre alla proiezione dei capolavori del grande regista, erano diventate, grazie alla gestione dei vari direttori, Mario Cione, Laura Pisani e per diversi anni grazie anche alla straordinaria direzione artistica di Gianni Minà, un appuntamento importante per il cinema d'autore, come l'idea di creare una scuola di cinema permanente.

Una kermesse di dieci giorni che ha visto la presenza di tanti attori italiani che hanno avuto la fortuna di collaborare artisticamente con Leone e Morricone. Una piazza, piazza Europa, la quale vive normalmente della sua modesta ma fiera quotidianità di provincia, si riscopriva in quelle due calde settimane a cavallo tra i mesi di luglio e agosto, un set internazionale. Se durante il resto dell'anno la vita è sempre stata fuori da ogni forma di mondanità, nei giorni del festival tutto il paese, accolto attorno all'evento, si prodigava affinché grandi artisti potessero omaggiare il ricordo di quel grande cinema come i Spaghetti Western. Durante tutti gli anni della manifestazione, non solo Torella, ma un'intera provincia, è riuscita a sognare, ad elettrizzarsi ai colpi di Winchester di Lee Van Cleef in "Per qualche dollaro in più"; ha ammirato la pistola che Eli Wallach si fabbricava con le sue stesse mani in "Il buono, il brutto, il cattivo".

La piccola rivoltella che Bob dimentica su un tavolo in "C'era una volta in America". Tutte le armi originali utilizzate nei vari film di Sergio Leone sono passate nella mostra del Castello Candriano. Un festival affermato, che ha raggiunto la sua vetta più alta nei primi anni Duemila, come i duelli epici nel deserto di Almerìa, in Spagna, e che ha saputo sempre accogliere i grandi artisti, come ricorda la concittadina Laura Pisani, direttrice dell'associazione Sergio Leone, con profusa cura e ospitalità. E se ieri è stato il giorno della commemorazione è doveroso rimembrare l'annus mirabilis del festival, quello del 2003, quando ancora fresco di Oscar, Ennio Morricone, con straordinaria umiltà, non rinunciò a visitare quel piccolo paese della verde irpinia che diede i natali alla famiglia del suo vecchi amico conosciuto alle scuole elementari. Nella serata conclusiva dell' XI edizione del Premio Sergio Leone, l'Orchestra "Roma Sinfonetta", seconda tappa di due sole date in Campania, e diretta dal figlio di Morricone, Andrea, ha fatto risuonare nella valle del Fredane le note del selvaggio West. Una serata memorabile, come ha ricordato il sindaco di Torella dei Lombardi, Amado Delli Gatti, che non ha dimenticato gli spettatori giunti finanche dalla costa sorrentina per assistere a quel grande concerto. D'un tratto il silenzio naturale che deve esserci in un borgo del basso Appenino Campano, come devono esserci i paesi per Pavese, si è trasformato nella location perfetta del concerto dell'anno. Quello stesso silenzio scandito non più dalle parole, dalle voci, dai protagonisti, dagli spettatori, dai passanti ma dalle note sublimi dell'Orchestra. Ore di stasi, di passaggi tra l'astratto, l'intangibile, il sogno e i luoghi di sempre, i luoghi dell'infanzia, delle passeggiate tranquille attorno a quel Castello. Dalle voci al silenzio, alle note.

Io nel 2003 ero appena dodicenne. Come molti del mio paese, come molti dei miei coetanei, attendevamo trepidanti il Festival Sergio Leone. Per molti di noi quei giorni speciali e straordinari rappresentavano il nostro piccolo e modesto momento di celebrità, di impegno, investiti sempre da un grande senso di responsabilità; vivevamo con orgoglio nel paese che aveva dato i natali alla famiglia di Sergio Leone. Eravamo grandi tra i grandi, quelli veri, quelli che hanno fatto la storia del cinema. Ci sentivamo parte della bellezza, la grande bellezza torellese.

Immersi tra gli Spaghetti Western, tra la finzione del cinema che trasforma magicamente tutto in possibile, così la musica del Maestro Ennio Morricone, quella serata conclusiva del Festival, nell'agosto del 2003, ha donato a tutti noi un po' più di incanto, di eroismo, di leggenda, epicità.

Per renderci più consci del sacro che è intorno a noi.

Fonte: Il Vescovado

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