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Un atto unico immaginario di Klaus di Amalfi

Ottobre in casa Cupiello: atto unico immaginario di Klaus di Amalfi

Nel silenzio di un ottobre sospeso, Luca Cupiello anticipa il Natale per salvarne il sogno. Tra nostalgia, ironia e malinconia, Klaus di Amalfi riscrive il capolavoro eduardiano come una tenera resistenza alla modernità e al tempo che fugge.

Inserito da (Admin), mercoledì 15 ottobre 2025 16:56:01

È il 15 ottobre, un venerdì qualunque.
Luca Cupiello è seduto accanto al tavolo della cucina, un lume fioco acceso benché sia giorno pieno.
Ha davanti una scatola di cartone, avanzi di sughero, una manciata di muschio rinsecchito dell’anno precedente.
Sta pensando, come ogni anno, al presepe. Ma quest’anno non per farlo, solo per cominciarlo prima.

«Anticipare è meglio che tardare o aspettare», mormora.
«Il Natale arriva più dolce se lo si prepara piano piano, come un miracolo che cresce nell’ombra.»

Concetta, dal fornello, sospira:
«Luca’, ma tu cch’ faje? Ancora nun è fernute settembre e già stamme mmieze a carta e sughero?»
«Eh, Concé, e cche vvuó? Ottobre è ’no mese serio, chille penza a Natale primma degli altri.»
«Io penze a ’e conti, Luca’, e a figliete Nennillo ca nun vvo’ fa niente.»

Da una stanza, Tommasino sbuffa sonoramente. Sta cercando di riparare una radio presa a "prestito", ma più la tocca più si rompe. La musica non arriva mai, solo fruscii, come se pure l’etere fosse stanco dei Cupiello.

«Papà, ma tu t’accuorge c’a gente rire ’e te?»
«E pecché, di grazia? Io che faccio?»
«Fai ’o presepio a ottobre, papà. Sì sule tu, a Napule, c’o miette mmieze a ottobre!»
«E allora? Meglio essere ll’unico ca s’anticipa po’ presepio, ca uno dei tanti ca nun fanne niente ra matina a sera!»

Concetta scuote il capo. Da settimane sente crescere il malumore in casa: la figlia, Ninuccia, esce e torna tardi; Tommasino vive di espedienti; Luca, nel suo mondo, non vede nulla.
Ma in fondo, e questo è il dramma-segreto che ottobre rivela, non vuole vedere.
Luca sa che il Natale di famiglia non tornerà mai più com’era prima, e allora anticipa il sogno, gli va incontro, costruisce il presepe in ottobre per salvarne almeno l’illusione.

Nel pomeriggio arriva Pasqualino, il vicino curioso. Porta un giornale sotto il braccio e una notizia storta sulle labbra:
«Cupié’, hai sentito? Pare che quest’anno la gente non fa più il presepe, è orientata a fare solo l’albero.»
Luca s’irrigidisce.
«L’albero è roba nordica, fredda, nun ce ave’ niente ’a spartere co nuje meridionali! Nun profumma, nun parla!»
«Eh, ma la modernità...»
«A me la modernità nun m’ha mai portato ’o suono d’ ’a zampogna.»

Il dialogo si spegne in una malinconia umida.
Fuori piove. Concetta asciuga i piatti guardando la finestra appannata: ci vede il riflesso del marito che sistema le montagne di cartone, il profilo assorto di un uomo che tenta di aggiustare la vita col sughero e la colla.

Nel silenzio, Tommasino torna a parlare piano:
«Papà… ma se il presepe lo fai adesso… poi a Natale che ffaje, che ti resta?»
Luca sorride senza guardarlo.
«A Natale, figlio mio, mi resta solo di accenderlo. E forse, chissà, se il Signore vuole, potrò pure entrarci dentro!»

Nota finale

Ottobre in casa Cupiello è un mese sospeso. Il presepe non è ancora fatto, ma già lo si sogna.
I guai non sono ancora esplosi, ma già bussano alle porte.
È il mese della pre-visione, dell’ultimo silenzio prima che tutto diventi teatro.
E Luca, in quel silenzio, non costruisce solo un presepe: costruisce un modo per non morire prima del tempo.

Klaus di Amalfi

Fonte: Il Vescovado

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