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Tu sei qui: Flusso di Coscienza“Padre nostro che non sei nei Cieli”: la provocazione di Klaus di Amalfi

Flusso di Coscienza

Una preghiera rovesciata, tra sarcasmo e dolore

“Padre nostro che non sei nei Cieli”: la provocazione di Klaus di Amalfi

Un testo che graffia e interroga: Dio come assenza, come padre mancato, come voce silenziosa di fronte al dolore del mondo. Sarcasmo e nostalgia si intrecciano in una lirica che sposta la fede dalla teologia alla terra, dalla gloria alla polvere.

Inserito da (Admin), domenica 28 settembre 2025 17:08:47

Questo testo nasce per essere un'acuminata provocazione.
L'Interessato, a mio avviso, se la merita tutta.

"Padre Nostro che non sei nei Cieli"

È una deflagrazione lirica e teologica insieme.

Una scrittura in apnea, tra le vene del racconto e il ritmo della preghiera rovesciata.

Zampilla come sangue antico dalla pancia di un amalfitano, salato come il mare, come chi vive e non conosce padre.

Sarcastico, sì, ma anche dolente, nostalgico di un padre mai conosciuto veramente.

Il sarcasmo da solo non basta.
Serve per scorticare la superficie, ma poi vuole entrare più in profondità, come chi cerca nella ferita un senso.

E Dio, qui non è del tutto negato: è un'assenza che pesa, che pesa come un padre mancato, come un padre che non c'è stato nemmeno nei momenti in cui serviva non per fede, ma per fame.

Non rinnegherei completamente l'ipotesi di Dio, ma la sposterei dalla teologia alla terra, dalla gloria alla polvere.
Dio, per me, non è da credere, ma da interrogare.

E un Dio che si chiama Padre e poi scompare, va messo in discussione come ogni padre che ha abbandonato i figli.

 

"Padre Nostro che non sei nei Cieli"

Padre nostro,
che non sei nei cieli,
ché il cielo lo vedo vuoto,
e pure pieno d'aerei bombardanti.

Non stai lassù,
e nemmeno quaggiù,
non nei campi profughi,
né nelle corsie d'ospedale.

Sei stato un'ipotesi
messa al mondo
da una madre disperata
e un padre assente.

Bisogno e Immaginazione
ti hanno fatto
carne e verbo,
ma carne senza orari
e verbo senza risposta.

Ci hanno detto
che eri padre.
Ma io un padre lo so cos'è.

È uno che
la sera torna a casa,
con le mani rotte
e la voce bassa.

È uno che
non si nega per un figlio,
e tu invece
ci hai chiesto sacrifici.
Inutili!

"Sia fatta la tua volontà", dicevano.
Ma che volontà è
quella che manda carestie?
Che volontà è,
se ai bambini
sotto le bombe
non dà nemmeno
una foglia per ripararsi?

Tu non sei nei cieli.
Forse
sei in una bugia antica,
o in un sogno di giustizia che abbiamo voluto troppo.

E se esisti,
ehi, se esisti,
sei in ritardo.
Netto!

Ti abbiamo chiamato col nome più pesante.
Padre.

Ma un padre
si prende la colpa
anche quando non è sua.

Tu invece hai mandato
i figli a morire
per colpe che non avevano.

"Rimetti a noi i nostri debiti",
e ci hai mandato esattori vestiti da santi.

No, non sei nei cieli.
Se ci sei, scendi.
Se non ci sei,
almeno taci.

Perché il tuo silenzio
fa più rumore
delle tue promesse.

Klaus di Amalfi

Fonte: Il Vescovado

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