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Cava de' Tirreni, sequestro, finanza, politica, Partito Comunista

Sequestro Servalli-Senatore, Partito Comunista di Cava de' Tirreni: «La politica ha perso»

Sono le parole, affidate ad una nota stampa, del Partito Comunista di Cava de' Tirreni in merito al sequestro che ha coinvolto il sindaco Vincenzo Servalli e l'assessore ai lavori pubblici Nunzio Senatore.

Inserito da (redazioneip), giovedì 4 febbraio 2021 10:50:42

«Dopo la conferma del sequestro sui conti dei nostri amministratori a seguito di un'indagine che li vede interessati per una errata dichiarazione riguardo i propri contratti di lavoro extra-istituzionali, ci sentiamo di fare una riflessione che esca dalla polarizzazione sul caso. A differenza di qualcuno, molto più attento a pronunciarsi o meno a seconda del proprio posizionamento, o ad attaccare fingendo moderazione ed equidistanza, a noi Comunisti queste beghe da "questurini" poco interessano e nemmeno appassionano».

Sono le parole, affidate ad una nota stampa, del Partito Comunista di Cava de' Tirreni in merito al sequestro che ha coinvolto il sindaco Vincenzo Servalli e l'assessore ai lavori pubblici Nunzio Senatore.

«Non possiamo nascondere che una tale vicenda, se andasse a conclusione per come gli inquirenti la stanno preparando, sarebbe una brutta tegola per la Città. Un piccolo scandalo, in aggiunta ad un altro che ha toccato solo di striscio il Sindaco e che pare essersi allontanato dal medesimo, per dirigersi completamente su un dirigente della nostra amministrazione (ci riferiamo, ovviamente, alla questione Cariello-Concorsi, ancora tutta in divenire). E però, dal giorno successivo le elezioni, di smottamenti ne sono avvenuti, e non si può sempre e solo far finta di nulla. Nulla da eccepire sulle dichiarazioni a caldo degli interessati, se non fosse che appaiono molto vaghe, fumose, quasi incoerenti, anzi, inadatte. Si difendono da qualcosa per la quale non sono accusati, in quanto dicono di non aver ricevuto alcuna somma sui propri conti, quando invece gli si contesta l'aver dichiarato il falso sui propri rapporti di lavoro (se per errore, per uno scivolone, o per una "furbata", come ha scritto qualche testata, al momento non è dato saperlo, e neanche ci interessa granché esprimerci a riguardo). Quello che invece perplime è come la notizia abbia polarizzato le reazioni in città, tra chi chiedeva a gran voce le dimissioni degli amministratori e chi andava molto oltre l'essere garantisti, affermando che non potesse mai essere vero, in nessun modo, che i due fossero colpevoli, anche solo di un errore. Da una parte i super garantisti, che preferirebbero immaginare l'incompetenza degli inquirenti piuttosto che una débacle di un proprio "idolo", dall'altra chi vede l'eventuale conferma di colpevolezza come già scritta e si affanna a inveire sul corpo del nemico.

In entrambi i casi ciò che perde è la politica.

Si discute di "onestà" come se questa fosse una categoria della politica, quando invece dovrebbe essere un semplice prerequisito morale. Se dovesse essere confermata l'accusa a noi non stupirebbe. E non perché gli interessati siano "disonesti", ma perché il funzionamento del sistema politico-economico-sociale in cui viviamo, nelle zone grigie, al limite tra giusto e sbagliato, tra lecito ed illecito, ci sguazza da sempre, in maniera trasversale, e non sarà certo questo a cambiare il nostro giudizio sull'operato di chi ci amministra, ma la loro visione di città, di società, di mondo, che ci vede agli antipodi. Allo stesso modo, se dovessero essere completamente scagionati, non avrebbero fatto nulla di straordinario, di eclatante, nulla che li possa elevare moralmente nei confronti degli avversari politici. In caso contrario si utilizzerebbe una categoria morale in funzione politica; questo sì, sarebbe strumentale e disonesto. E chi nei giorni scorsi ha cavalcato l'una o l'altra visione delle cose fa della becera propaganda a favore o contro, né migliore né peggiore di chi stuzzica la "pancia" dell'elettorato per i propri tornaconti elettorali.

Ciò che è chiaro, ad ogni modo, è il rispetto e la trasparenza che si dovrebbe nei confronti dei propri elettori. Sia il Sindaco che l'Assessore hanno ricevuto un mandato ampio dai cittadini alle ultime elezioni, una valanga di preferenze. Non devono conto quindi solo alla magistratura, delle proprie azioni, ma anche e soprattutto a chi li ha votati. Per questo motivo quello che ci chiediamo è se sia opportuno, nelle settimane a venire, che si continui a mettere sotto il tappeto il polverone che si sta alzando attorno alla questione. Se non sia più corretto che gli interessati affrontino di petto la questione parlandone direttamente e apertamente coi cittadini. Se, nel frattempo, non sia stata minata la credibilità granitica che avevano nei confronti dei cittadini e, quindi, se non sia opportuno che la situazione si chiarisca davvero il prima possibile, in un senso o nell'altro, mettendo fine al balletto delle parole di circostanza e delle attese».

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Fonte: Il Portico

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