Tu sei qui: Storia e StorieCovid, tre anni fa iniziava l’incubo in Italia con l’identificazione del “paziente uno”
Inserito da (Admin), martedì 21 febbraio 2023 14:44:55
Sono passati tre anni da quel 20 febbraio 2020 quando l'Italia, primo Paese occidentale, precipitò improvvisamente nell'incubo del Covid, proprio in un momento in cui gli esperti erano convinti che il peggio fosse passato, con l'epidemia in Cina apparentemente rimasta circoscritta. In realtà, col senno di poi, il peggio non era neanche cominciato.
A Codogno, paese nel Lodigiano, il 40enne Mattia Maestri presenta febbre alta e respiro affannoso. I medici non riescono a migliorare le sue condizioni e le cure anche antibiotiche non sortiscono l'effetto sperato. Finché Annalisa Malara, anestesista dell'ospedale di Codogno, non si decide a eseguire un tampone, contravvenendo alle indicazioni ministeriali allora in uso (per essere un caso "sospetto" il criterio principe è l'essere stati di recente in Cina, e Mattia non ci aveva mai messo piede).
L'esito agghiaccia tutto l'ospedale: positivo. Come risulta positiva la moglie incinta. E poi in breve tempo altri ancora. Ne sbucano anche in un altro paese di provincia, distante però centinaia di chilometri, Vo' Euganeo, nel Padovano, dove si registra anche il primo morto ufficiale per Covid, un pensionato.
Nessuno è stato in Cina ed è impossibile ricostruire le catene di contagio. È chiaro quasi subito che non sono casi isolati, ma solo la punta di un iceberg le cui dimensioni si conosceranno solo nei giorni seguenti: già tre giorni dopo, il 23 febbraio, i casi confermati sono oltre 300. Nel giro di una settimana salgono a 4.000, poi all'inizio di marzo il famoso decreto "Tutti a casa" del governo Conte, con l'Italia che sperimenta per la prima volta nella sua storia il lockdown.
Con la Legge 13 novembre 2020, su iniziativa del regista Ferzan Ozpetek e di Giulio Rapetti, in arte Mogol, è stata scelta proprio la data del 20 febbraio per celebrare la Giornata nazionale del personale sanitario, sociosanitario, socio-assistenziale e del volontariato "per onorare il lavoro, l'impegno, la professionalità e il sacrificio del personale medico, sanitario, sociosanitario, socio-assistenziale e del volontariato nel corso della pandemia da Coronavirus".
Fonte: Il Vescovado
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