Tu sei qui: Storia e StorieLa Tragedia di Superga: 76 anni fa il destino spezzò il sogno del Grande Torino
Inserito da (Admin), domenica 4 maggio 2025 12:14:15
Torino, 4 maggio 1949. Un boato squarcia il silenzio sulla collina di Superga. Alle 17:03, il Fiat G.212 della compagnia ALI, siglato I-ELCE, si abbatte contro il muraglione posteriore della basilica. A bordo, l’intera squadra del Grande Torino, di ritorno da Lisbona dopo un’amichevole organizzata per aiutare il capitano del Benfica Francisco Ferreira. Non ci sono superstiti. Le vittime sono 31.
Il Grande Torino, dominatore incontrastato del campionato italiano con cinque scudetti consecutivi, costituiva l’ossatura della Nazionale azzurra. Con la squadra muoiono anche i tecnici, i dirigenti, l’equipaggio e tre tra i più importanti giornalisti sportivi del tempo: Renato Casalbore, Luigi Cavallero e Renato Tosatti.
Il compito di identificare le salme tocca a Vittorio Pozzo, ex CT della Nazionale. Un compito che mai avrebbe voluto affrontare. Il destino risparmia solo pochi nomi: Sauro Tomà, fermo per infortunio; Renato Gandolfi, portiere di riserva; Nicolò Carosio, radiocronista bloccato da un impegno familiare; e Luigi Giuliano, colpito da un'influenza. Neanche il presidente Ferruccio Novo è sul volo, fermato a casa dalla febbre.
La commozione dell'Italia è unanime. Ai funerali, Torino si ferma: quasi un milione di persone si riversa in strada per l’ultimo saluto. La FIFA, per onorare quella tragedia, ha proclamato il 4 maggio "Giornata mondiale del giuoco del calcio". Lo shock è così forte che la Nazionale, l'anno successivo, raggiungerà i Mondiali in Brasile via nave.
Il Torino, rimasto orfano dei suoi eroi, viene proclamato vincitore del campionato. I suoi avversari, nelle ultime giornate, schiereranno solo squadre giovanili. Non per formalità, ma per rispetto.
A distanza di 76 anni, il ricordo del Grande Torino resta scolpito nella memoria collettiva. Non solo per i titoli vinti o il gioco brillante, ma per ciò che rappresentavano: una speranza, un'Italia che si rialzava dopo la guerra. E che quel giorno, sulla collina di Superga, perse i suoi figli migliori.
Fonte: Il Vescovado
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