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Suicidio assistito, morte, decesso

È morto Federico Carboni, il 44enne noto come "Mario" è il primo caso di suicidio assistito in Italia

E' il primo cittadino italiano ad accedere all'aiuto al suicidio (una forma di aiuto medico alla morte volontaria) avendo tutti i requisiti previsti dalla sentenza 242/2019 della Corte costituzionale sul caso Cappato/Antoniani.

Inserito da (Redazione Costa d'Amalfi), venerdì 17 giugno 2022 08:19:17

Nella mattinata di ieri, 16 giugno, "Mario" ha scelto di morire. E di metterci la "faccia" e il suo vero nome, Federico Carboni.

Dopo 12 anni di tetraplegia a causa di un incidente, e oltre 2 anni di calvario burocratico e giudiziario, assistito da Filomena Gallo e dai legali attivisti dell'associazione Luca Coscioni, è il primo cittadino italiano ad accedere all'aiuto al suicidio (una forma di aiuto medico alla morte volontaria) avendo tutti i requisiti previsti dalla sentenza 242/2019 della Corte costituzionale sul caso Cappato/Antoniani. Sentenza che ha valore di legge, in assenza e in attesa di una legge del Parlamento.

Qualche settimana fa, nel confermare a sua scelta, ha scritto queste parole che ha voluto condividere con l'associazione Luca Coscioni:

«Non nego che mi dispiace congedarmi dalla vita. Sarei falso e bugiardo se dicessi il contrario perché la vita è fantastica e ne abbiamo una sola. Ma purtroppo è andata così, e come ho sempre detto, destino o colpa mia non lo so, ma io sono allo stremo sia mentale sia fisico, però pensando a prima dell'incidente, dove ho fatto e avuto tutto dalla vita, anche dopo ho fatto tutto il possibile per riuscire a vivere il meglio possibile e cercare di recuperare il massimo dalla mia disabilità.

Posso dire che da quando a febbraio ho ricevuto l'ultimo parere positivo sul farmaco ci sto pensando più e più volte al giorno se sono sicuro di quanto andrò a fare, perché so che premendo quel bottone sarà un addormentarsi chiudendo gli occhi senza più ritorno, ma pensando ogni giorno, appena sveglio fino alla sera quando mi addormento, come vivo e passo le mie giornate e rimandare cosa mi cambierebbe, niente sarebbe solo rimandare dolori, sofferenze che non avrebbe senso, non ho un minimo di autonomia della vita quotidiana, sono in balìa degli eventi, dipendo dagli altri su tutto, sono come una barca alla deriva nell'oceano.

Sono consapevole delle mie condizioni fisiche e delle prospettive future quindi sono totalmente sereno e tranquillo di quanto farò».

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Fonte: Booble

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