Tu sei qui: Storia e StorieOperazione "Avalanche": la presenza degli alleati sul territorio e le sfide per la sopravvivenza
Inserito da (Admin), domenica 8 settembre 2024 10:43:11
di Sigismondo Nastri -
Le prime parole d'inglese che ho imparato sono state: «Ello, matches?». Non ne conosco le ragioni, ma tra le tante cose che mancavano nel settembre del 1943, quando avvenne lo sbarco delle truppe alleate sulla Costa - c'erano i fiammiferi. Noi ragazzini cercavamo di procurarcene chiedendoli ai soldati americani che erano i più cordiali, i più disponibili. Spesso ci davano anche delle squisite tavolette di cioccolato. Un'altra espressione che appresi presto, perché era scritta sui muri di certe vie, era "Off limits". Voleva segnalare ai militari che non era consentito loro di oltrepassare quel limite. Per ragioni di sicurezza o per la presenza, nella strada, di qualche donna che, spinta dalla necessità più che per scelta, s'era indirizzata verso la professione più antica del mondo. L'istinto di sopravvivenza, che è insito in ogni essere vivente, tanto più in una fase storica dominata da miseria assoluta, dava sfogo alla fantasia di molti. C'era chi aveva trasformato la propria casa in osteria, offrendo ai nuovi arrivati "eggs and chips". E chi era diventato procacciatore d'affari per varie attività, lecite e illecite. Altri, invece, tendevano a fare affari con gli angloamericani: favorendoli in alcune cose e ricevendone in cambio merci.
Dal Rest camp, allestito nell'ex pastificio al lungomare dei Cavalieri, usciva ogni ben di Dio: scatolette di carne, dolciumi, biscotti, ortaggi secchi. Compresa quella polvere di piselli che Eduardo De Filippo, in una poesia, definisce "purcaria". Immangiabile davvero. L'ordine pubblico era assicurato dagli uomini della MP (la polizia militare statunitense), che facevano un uso alquanto disinvolto, e pesante, del manganello in dotazione. Una volta Gigino ricevette in regalo al Rest camp, dove s'era fatte amicizie importanti, una cassetta di datteri. Belli, grossi, maturi. Li portò subito a Nicola, che aveva un negozio in pieno centro. Nicola disse che valevano poco, gli diede una manciata di spiccioli: le famigerate AM lire, foglietti quadrati emessi in tagli che arrivavano da 1 (One) a 1000 (One thousand), però dal valore irrisorio (1 dollaro = 100 AM lire). Il giorno dopo Nicola mise in vendita i datteri a un prezzo elevato. Gigino se ne accorse, ci rimase male, capì che era stato fregato, decise di passare all'offensiva. Si recò nella farmacia Falcone, in piazza Duomo, e si fece dare una manciata di citrato di magnesio. Appena arrivato in prossimità dell'esercizio commerciale di Nicola se ne riempì la bocca. Subito gli uscì una densa schiuma che gli inondò il viso fino al mento. Fece finta di contorcersi, di lamentarsi per il dolore allo stomaco e alla pancia. A Nicola, che se ne preoccupava, con un filo di voce disse: «Togli di mezzo quella roba, è avvelenata. Io per aver mangiato qualche dattero mi sono ridotto così. Ho paura di morire. Tu, intanto, rischi di passare un guaio grosso». Nicola abboccò all'esca. Raccolse la cassetta con i datteri, corse nel retrobottega e rovesciò tutto in una botola che si apriva sul letto del torrente. La vendetta aveva colpito nel segno.
© Sigismondo Nastri (da: Taccuino di un ottuagenario)
Fonte: Il Vescovado
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